Una stagione dispersa (in sala) pt3: dicembre 2014

mommy gone girl storie pazzesche

Come se con una pillola si potessero risolvere i problemi, ecco l’affilottamento stagionale senza premura, senza ordine al di fuori di quello cronologico o cardine, di titoli distribuiti, del quale terremo almeno qui l’appunto essenziale. Come un requiem, per non molti morti, qualche lampo dalle infinite liste, il ricordo di un innamoramento. Anche se chissà quanti altri sono andati perduti, è qualcosa.

Qui la prima parte del catalogo
Qui la seconda


 Dicembre 2014

 

mommy

Mommy di Xavier Dolan: ancora più in alto. Escalation istintiva, viscerale, in un certo senso pura e semplice (l’assenza di una generazione o l’inizio di una nuova, ma probabilmente singola personalità): non altri aggettivi potrebbero descrivere un utilizzo del trick narrativo così smaccato ed ingombrante e al contempo così poco falso. Di questa regia da bambino, da gioco cristallino. Eppure la crudezza dei personaggi è marcia e nuda da sembrare l’opposto. Il frullato trasversale di Laura Delle Vedove.

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Magic in the Moonlight di Woody Allen: i film di W.A. non andrebbero recensiti. Il trascinamento di qualsiasi ottica (encomiante o disprezzante) della sua filmografia grava e sovrasta ogni volta. Andrebbero fatti vedere a un bambino (nemmeno a un ragazzino) che non lo conosce, che si ritrova davanti alla storiella senza sapere che somiglia ad almeno dieci altre, a sentire gli attacchi musicali iperclassici senza sapere che sono sempre quelli. Perché, qualunque sia il risultato, Woody Allen fa film e basta, senza pensare, senza pensarli. A volte il risultato c’è, a volte no. Quasi da non poterli distinguere. Quasi non contasse.

storie pazzsche

Storie pazzesche di Damián Szifron: il grottesco riportato a una forma meno inquinata ed inquinante. Le storie bestiali di Szifron battono tutte sullo stesso punto, diventano rosse, diventano viola, diventano anestetiche. Si diverte più lui del pubblico, al più stuzzicato dalla mancanza di allegoria, dall’invasamento ad imbuto che porta sempre e solo alla violenza. Visione riduttiva indotta dal film stesso, che con lo spolpamento ineluttabile sembra osservare e dilatare per poi non dire niente, allungandosi, dopo aver fatto vibrare gli occhi ed illuso.

gone girl

L’amore bugiardo – Gone girl di David Fincher: sulla forza inscenante di David Fincher, fatta di meccanismi e tempo e colori, di rielaborazione paranoica e clinica ci siamo sempre masturbati a più riprese. Questa volta ancora di più, perché è il suo film più semplice ed insieme più vasto. La recensione di Laura Delle Vedove.

 

 

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