love will tear us apart

Love will tear us apart – L’amore e l’assenza: LES PARAPLUIES DE CHERBOURG di Jacques Demy

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REGIA: Jacques Demy
SCENEGGIATURA: Jacques Demy
CAST: Catherine Deneuve, Nino Castelnuovo, Anne Vernon
NAZIONALITÀ: Francia
ANNO:  1964

Palma d’Oro a Cannes 1964, candidato all’Oscar come miglior film straniero (poi aggiudicato da ), Les parapluies de Cherbourg rappresenta il capolavoro e la quintessenza del cinema di Jacques Demy. Ambientato, come tanti film del regista francese, in una piccola città portuale, Cherbourg in Normandia – luoghi di transito, di incontri, incroci casuali ed allontanamenti percorsi da marinai in divisa, elemento costante della filmografia del regista, persone apolidi sempre di passaggio, sempre in movimento verso nuove mete.
Film cromaticamente stucchevole dai colori pastello, dalle soavi melodie musicali ma allo stesso tempo intriso di malinconia, raccontando una storia d’amore spezzata dalla guerra e dalle convenzioni sociali borghesi. Inquietante e affascinante nella sua commistione di bellezza e tristezza, sembra sancire l’impossibilità della felicità di un rapporto di coppia. E nell’autobiografia di Demy spunta la storia di un suo amore giovanile con una ragazza di classe sociale più alta, bruscamente interrotto per l’opposizione dei genitori di lei per motivi classisti. Si chiamava, manco a dirlo, Geneviève come la protagonista di Les parapluies de Cherbourg.

Qui è una Catherine Deneuve ventenne, di una bellezza innocente, algida e preraffaellita. Vive aiutando la madre nel loro negozio di ombrelli. Il suo amore per Guy, un aitante e tenebroso Nino Castelnuovo, meccanico in un garage, è palpitante e puro come quello ingenuo dei ventenni, quando ci si promette affetto per tutta la vita. Ma Guy riceve una lettera, richiamato in Algeria per la guerra. Durante la sua assenza, Geneviève, incinta, finisce per cedere, dopo una strenua resistenza, alla profferta matrimoniale del ricco gioielliere Roland Cassard, per le pressioni della madre in cerca di una soluzione alla loro disperata situazione economica. Il matrimonio che segue è più simile a un funerale e il rituale scambio degli anelli è tutt’altro che uno scambio: fa tutto il marito, lo infila al dito della moglie e poi si infila, da sé, l’altro nel suo dito, segno della condizione di passività forzata della donna. Il matrimonio vuol dire infelicità o rappresenta un compromesso, come sarà anche per Guy che sposerà Madeleine, da sempre innamorata di lui, per ripiego. Straziante è la scena di sesso, il primo e ultimo rapporto consumato tra Geneviève e Guy prima della sua partenza: Demy non mostra nulla, il film riguarda i sentimenti e non i corpi, e l’amplesso è reso con un montaggio veloce di stanze e vicoli vuoti, preludio dell’imminente assenza, l’apice della felicità è anche la prefigurazione della sua stessa, prossima, fine.

Un musical secondo lo stile tipico e unico di Demy del film “en chanté”, dove non ci sono numeri di ballo – pur con scene d’insieme e movimenti dei personaggi con il senso della coreografia, dell’armonia –.Mai un dialogo parlato, siamo in un film in canto e film incantato che vira però nel disincanto, con le struggenti melodie del grande compositore Michel Legrand, sodale di Demy, e autore di colonne sonore anche per Godard, Losey, Malle, Welles, Altman, tre volte premio Oscar. Un musical anomalo, che nel far cantare i benzinai strofe del tipo «Vuole il pieno di normale o super?» sembra irridere il genere danzante e canterino hollywoodiano, pur omaggiandolo con gli ombrelli, richiamo a Cantando sotto la pioggia con Gene Kelly che poi sarebbe stato scritturato da Demy nel successivo film Les demoiselles de Rochefort.
Pellicola confetto dalle tonalità matissiane, accuratamente ricreate secondo il pittoricismo del regista e con il prezioso lavoro dello scenografo Bernard Evein: carte da parati in tutti gli interni, muri dei vicoli ridipinti, quando non ricreati in studio, rosa, verde. Cromatismi irreali e magici, fiabeschi che si accordano a quelli dei vestiti, accompagnando ed esaltando la tempesta di passioni.
Les parapluies de Cherbourg è tanto stucchevole quanto carico di amarezza e di cupo pessimismo per la vita, perchè come dice la cassiera del bar del film precedente di Demy, Lola: «Si cerca di vivere nel miglior modo possibile. Ma non è facile».

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