Verboten, Forbidden, Proibito: Speciale Shane Meadows

VERBOTEN, FORBIDDEN, PROIBITO. NUMERO 0

Ogni rubrica o nuovo spazio che si rispetti necessita di un ospite d’onore per essere inaugurato. Ecco spiegato il perché di uno speciale su Shane Meadows, pensato ad arte per celebrare la nascita di Verboten, Forbidden, Proibito: nuova sezione di positifcinema ideata per accogliere tutto ciò che in Italia, attraverso i canali ufficiali, non è dato vedere né pagare per assistervi. Cinema invisibile, pellicole di contrabbando, segreto di Pulcinella, facile esca download, quotidiano pane per i devoti della rete; Verboten, Forbidden, Proibito non è solo un titolo preso a prestito da un vecchio film di Samuel Fuller, bensì una zona franca, angolo sfrontato, luogo neanche tanto nascosto dove dare libero sfogo alle impressioni cinefile senza necessariamente attendere il tardivo passaggio nelle sale nostrane o, nel peggiore dei casi, osservare impotenti la speranza trasformarsi in utopia. Verboten, Forbidden, Proibito è l’inizio di un qualcosa di nuovo da queste parti in perenne ristrutturazione, rodaggio, ricerca di personale: con tutta probabilità un precedente che potrebbe allargarsi presto a macchia d’olio, toccando piccolo schermo e home video. Forse, non ne siamo sicuri. Già, ma perché proprio Shane Meadows? obietterà qualcuno. Continuate a leggere…

EDWARD BUNKER CON LA MACCHINA DA PRESA

Shane Meadows non piace ai distributori italiani. Difficile comprenderne il perché, praticamente impossibile farsene una ragione. Trionfatore morale della prima Festa del cinema di Roma con l’irradiante This is England, Meadows si è ben presto trasformato in una leggenda metropolitana: c’è? Esiste? Un film sugli skinhead? Tipo American History X? Ma è di destra o di sinistra? Tutto ciò mentre in Italia This is England veniva riposto sotto naftalina (salvo venir riproposto con ben 5 anni di ritardo), nonostante in patria e non solo il film iniziasse a configurarsi come successo, capace di gettare basi di credibilità tali da permettere la messa in cantiere di un sequel televisivo, concepito dallo stesso Meadows e interpretato dal medesimo cast del prototipo. Personaggio degno di una romanzesca favola di strada, Shane Meadows è passato per il carcere prima di incontrare la settima arte, affermandosi grazie ad una storia che più vera e autobiografica non si può. Un Edward Bunker con la macchina presa insomma, di nuovo di passaggio in Italia nel 2008 con Somers Town, intravisto al Torino Film Festival e lì rimasto. Passaggi in sala? Naturalmente zero. Consapevole debitore di Rossellini, De Sica e Truffaut, Meadows assomiglia non poco ad un involontario crossover tra Ken Loach e il primissimo Danny Boyle, (ri)creando un mondo dove l’educazione delle canaglie da vicoli si eleva a sentimentale racconto romantico, percorso di crescita vissuto in strada, ai margini della metropoli, legato a nodo doppio alla terra d’appartenenza, nell’industriale e grigia provincia della quale è possibile veder sbocciare rose tra le crepe del cemento. Shane Meadows è l’ultimo, riconosciuto portabandiera di un movimento cinematografico mai domo o avaro di succulente novità. Inviso all’Italia è il cognome ideale per inaugurare una rubrica come Verboten, Forbiden, Proibito.

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