Venezia 2017

Venezia 2017: Human Flow di Ai Weiwei / Ex Libris di Frederick Wiseman (in concorso)

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Un mostro contro un altro mostro. Il bianco contro il nero, l’acqua contro la sabbia (il cui risultato, purtroppo, non è una spiaggia). Human Flow e Ex Libris sono due documentari agli antipodi. Con il primo equivalente alla rassegna di tutto ciò che di pernicioso e tossico un regista può scegliere di riprendere e montare e il secondo, ça va sans dire, prossimo alla perfezione (anche se intrinsecamente lontano dall’idea che essa possa esistere, essendo frutto obbligato di una quantità ingestibile di materiale, quindi già al suo apice-limitenaturale).

Certamente si tratta di due approcci completamente distanti, due generi diversi. Quello di Weiwei è un documentario dialettico, lineare, amante dell’esplicito televisivo, della semplicità morale; mentre quello di Wiseman è rinnovato spirito creativo, palingenetico, poderoso nel suo accostare taciturno, nel suo osservare puro, nell’accantonare e nell’onorare.

Sempre di umanità si tratta, certo, e lo sprovveduto, seguendo logiche semplici, potrebbe dar credito all’idea alla base del lavoro di Ai Weiwei, che tutto bello panciuto si mette a narrare di flussi migratori, invece che a quella di Wiseman ed il suo vagare tra le attività collaterali della New York Public Library.

ex-libris

Ma Ai Weiwei è una superstar, si mette al centro, mistifica, sovrasta, ricompone giocando attraverso il protagonismo più sfacciato e di cattivo gusto possibile: tra i momenti clou troviamo il selfie col migrante, la battuta “Sono anche io un immigrato” e “Vieni a trovarmi nel mio studio a Parigi”. Human Flow, già dal titolo, è un colpo basso all’idea stessa del rispetto e dell’osservazione, un piatto dai condimenti invadenti, progettato per soddisfare i palati più snob e scaldare colli già belli impellicciati, come il suo.

E Wiseman? Su Wiseman è giusto non spendere parole, per rimaner fedeli proprio al suo cinema. L’unica cosa che si può fare anche con questo suo ultimo film è guardarlo, viverlo, andarci dentro, assorbendolo.

Fortunatamente il presente ci permette di uscirne con una semplice battuta: Frederick Wiseman è radicale, Ai Weiwei è radical.

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