HITCHCOCK di Sacha Gervasi

REGIA: Sacha Gervasi
SCENEGGIATURA: John J. McLaughlin
CAST: Anthony Hopkins, Helen Mirren, Scarlett Johansson, Toni Collette
NAZIONALITÀ: USA
ANNO: 2012
USCITA: 5 aprile 2013 

SIR ALFRED CHE VISSE DUE VOLTE

«Chiedo il permesso di fare il nome di quattro persone che mi hanno dato il più grande affetto, apprezzamento, incoraggiamento, e una costante collaborazione. La prima di queste persone è una montatrice cinematografica, la seconda è una sceneggiatrice, la terza è la madre di mia figlia Pat e la quarta è una cuoca fenomenale che compie dei veri e propri miracoli in cucina. Il nome di tutte queste persone è uno solo: Alma Reville.»

Il 7 marzo 1979, al conferimento dell’AFI Life Achievement Award, un anziano Alfred Hitchcock, malato e debilitato – sarebbe mancato dopo un anno – pronunciò questa frase che divenne celebre. E sul rapporto misconosciuto con la moglie – era nota invece la sua passione per le bionde e le donne inglesi contrapposte alle francesi – è costruito il biopic sul regista, incentrato sulla lavorazione del film che cambiò la storia del genere thriller, Psyco.

Due sono le direttive su cui si muove Sacha Gervasi, da un lato il bellissimo libro Come Hitchcock ha realizzato Psycho di Stephen Rebello, dall’altro la storia di Ed Gein, il vero serial killer che ispirò il romanzo di Robert Bloch da cui venne tratto il film. Una delle scene più gustose del film è quella in cui Sir Alfred invita giornalisti a una conferenza stampa per annunciare la lavorazione del film. Sono critici d’altri tempi, signore con cappellino, signori in papillon. E Hitchcock si diverte a mostrar loro le foto raccapriccianti, vere, delle vittime squartate da Ed Gein. Solo in questa scena è evocato lo humor nero, macabro del grande regista. Ma anche il fatto che in Psyco, film che osava molto all’epoca e risultava scioccante, gli omicidi e le efferatezze sono all’acqua di rose rispetto alle atrocità compiute realmente da Ed Gein. Peccato che sia l’unica scena considerevole in un film per il resto abbastanza piatto. E il fatto stesso di creare una risonanza tra Ed Gein, Norman Bates e lo stesso Hitchcock, condita in salsa edipica e servita con contorno di Freud – dopo tutto quello che è stato scritti, analizzato, di tutto e il contrario di tutto, sull’inconscio di Hitchcock – fa scadere il film nello psicologismo da quattro soldi, da Bignami della psicanalisi.

Va detto che il film ha senso solo da un punto di vista divulgativo, pensato per le nuove generazioni che sono cresciute a pane e Freddy Krueger e che pensano che Gli uccelli sia un documentario sull’ornitologia. Ma i veri nerd cinefili hitchcockiani non troveranno nulla di interessante e anzi si irriteranno per tante cose. Una per tutte per come è stata resa la lavorazione della scena della doccia in cui non trapela nulla del lungo lavoro di un’intera settimana, della sua laboriosa preparazione, del fatto che Janet Light indossasse un costume da bagno ma le inquadrature riprendono solo dei close-up della pelle nuda. E Gervasi risolve tutto semplicemente con una sfuriata di Hitchcock che interviene a impugnare lui stesso il coltello per uscire da un’empasse delle riprese. Perché poi non indugiare un minimo sulla costruzione del Bates Motel, che si vede solo di sfuggita, sullo sfondo?

Dubbi anche sull’interpretazione di Anthony Hopkins, che simula alla perfezione la parlata flemmatica british dei suoi celebri prologhi televisivi della serie Alfred Hitchcock Presents. Ma, sempre che ci si debba fidare del doppiaggio italiano, non prende in considerazione che quella era anch’essa una recitazione ‘impostata’ volutamente, e visibilmente, esasperata, propria di una persona eccentrica. Mentre, in un film che si propone proprio di mostrare l’Hitch privato, si sarebbe dovuto ricercare una recitazione più naturalistica. Straordinariamente uguale all’originale è invece James D’Arcy, nel ruolo di Anthony Perkins.

Il film di Sacha Gervasi, curato, ben fatto e, per carità, con le migliori intenzioni, non aggiunge nulla e non celebra adeguatamente la grandezza di Sir Alfred. La vera operazione cinefila su Psyco rimane il remake fotocopia di Gus Van Sant!

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