#4 - FINE DI UNA STAGIONE

FINE DI UNA STAGIONE: #4 LE STREGHE DI SALEM di Rob Zombie – TFF 30

REGIA: Rob Zombie
SCENEGIATURA: Rob Zombie
CAST: Sheri Moon Zombie, Bruce Davison, Jeff Daniel Phillips, Ken Foree, Meg Foster
NAZIONALITÀ : USA, UK, Canada
ANNO: 2012

SATAN, COME TO US

Tra le anteprime più attese della 30 ° edizione del Torino Film Festival, ecco giungere The Lords Of Salem, ultima fatica cinematografica del regista/musicista statunitense Rob Zombie. Il film è stato accolto, com’era prevedibile, in modo controverso (cosa peraltro già accaduta in occasione delle precedenti proiezioni a Toronto e Sitges), tra entusiasmi incondizionati e delusioni cocenti: la pellicola segna un nuovo percorso nella filmografia dell’artista, mutamento che, come spesso accade, ha incontrato le resistenze di alcuni tra i fans delle sue opere antecedenti.

Rob Zombie, al secolo Robert Bartleh Cummings, da sempre grande appassionato di cinema horror, ha esordito alla regia nel 2003 col sorprendente La Casa dei 1000 Corpi, omaggio a quei film da lui tanto amati, citazionista senza mai essere imitazione, magnificamente eccessivo e crudele, con grandi dosi di gore e splatter. Quest’ottima opera prima viene seguita, due anni più tardi, da un film visivamente assai diverso, e per certi versi superiore, La Casa del Diavolo (The Devil’s Rejects), scarno, essenziale, nel quale è inevitabile provare empatia per i protagonisti, memorabili villains contrapposti ad uno sceriffo che è l’incarnazione delle peggiori brutture di quella che ci si ostina a chiamare legge.

The Lords Of Salem, opera dalla gestazione travagliata, arriva dopo i due lavori del regista sul cult movie Halloween, di John Carpenter: Halloween – The Beginning (2007) e Halloween II (2009), oltre al bizzarro cartoon The Haunted World Of El Superbeasto (2009): la prima rivisitazione delle gesta di Michael Myers è rilettura appassionata ed intelligente, che si colloca a metà tra il prequel ed il remake vero e proprio. Con questo nuovo parto cinematografico ci si trova dunque nuovamente di fronte ad un film in tutto e per tutto suo, dopo una parentesi di ben sette anni, un lungo lasso di tempo durante il quale il suo approccio al filmico è mutato, presentando una maturazione non indifferente, sia nella forma che nella narrazione.

Zombie abbandona gli eccessi fumettistici del film d’esordio per abbracciare una linea stilistica più lineare, per certi versi anche convenzionale, che esplode, a tratti, in una visionarietà che affonda le sue radici nelle opere di Ken Russel, Jodorowsky e Kenneth Anger: modelli assai alti, che il regista omaggia nel modo che gli è proprio, sapientemente, lasciando indovinare la citazione senza mai renderla copia ridicola.  

Si narra la storia di Heidi Hawthorne (una Sheri Moon Zombie più bella che mai, e come sempre all’altezza del ruolo), dj radiofonica in quel di Salem, Massachusssets, cittadina notoria, è inutile dirlo, per le persecuzioni e le torture atroci ai danni di coloro che erano considerate streghe; Heidi è diversa dalle eroine delle pellicole orrorifiche ‘80/’90, le Laurie di Halloween piuttosto che le Nancy di Nightmare, teenagers in apparenza deboli ed insicure che rivelavano, alle battute finali, una grande forza. Qui la protagonista è una donna adulta ma fragile, indebolita da una tossicodipendenza solo in parte superata, che nel corso del plot si lascia trascinare verso il suo destino, senza opporre resistenza, poiché, semplicemente, non avrebbe alcun senso.

Heidi riceve un vinile da una band misteriosa, i The Lords: la musica semplicissima (solo pochi accordi) ma cupa ed ossessiva è la chiave per il ritorno di forze oscure che non si sono mai placate.

The Lords Of Salem può essere idealmente diviso in due parti: la prima, maggiormente realistica, caratterizzata da una fotografia sgranata (ad opera di Brandon Trost), che è chiaro omaggio al filone dell’horror satanico anni ’70, mentre è nella seconda tranche  che il talento visionario di Zombie si scatena, seppur gradualmente, in un delirio squisitamente blasfemo e sarcasticamente anti-cattolico, che fa presagire, purtroppo, possibili problemi con la censura italica.

Ciò che maggiormente salta agli occhi nel nuovo progetto di Zombie, è la precisa scelta di lasciare lo splatter ed il gore totalmente al di fuori della scena, prendendo dunque una strada diversa rispetto ai lavori precedenti, un’evoluzione non gradita a molti fan della prima ora, che hanno giudicato l’opera come “eccessivamente cerebrale ed autocompiaciuta”, dunque in modo un po’ troppo sommario e superficiale.

Il film è anche un grande tributo alla musica rock di quegli anni, che vede primeggiare, su tutte, All Tomorrow Parties dei Velvet Underground, pezzo indimenticabile che, probabilmente, non sarà più percepito allo stesso modo dopo la visione del film. Lo score, composto da John 5 e Tom Rowland, gioca di contrasti tra melodie quiete costruite su pianoforte e  chitarra acustica, e la “traccia maledetta” del vinile, che resta nella mente come un mantra maligno, al pari del sinistro coro di streghe “Satan, Come to Us, We Are Waiting”, che accompagna lo spettatore per tutta la durata del film, per echeggiare a lungo anche una volta usciti dalla sala.

The Lords Of Salem segna dunque una tappa importante nella filmografia del regista, collocandosi come pellicola spartiacque, segno di una svolta che si preannuncia come una magnifica, sinistra ed eclatante promessa.

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