venezia 77

PIECES OF A WOMAN di Kornél Mundruczó

Regia: Kornél Mundruczó
Sceneggiatura: Kata Wéber
Cast: Vanessa Kirby, Shia LaBeouf, Ellen Burstyn
Anno: 2020
Produzione: USA, Canada

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La benedizione scorsesiana, ormai si sa, non è sinonimo di riuscita. Forse i Safdie con Uncut Gems fanno eccezione, ma Scorsese per il cinema è tutto tranne che un gran scopritore di talenti. Pieces Of A Woman, molto probabilemente, sta nel mezzo.

Perché il talento e il desiderio di Kornél Mundruczó sono in certi momenti innegabili: vuole fare cinema, ha idea di come farlo, ma il passaggio alla lingua inglese, dopo svariati film nella sua Ungheria, porta con sé lo scotto di doversi adattare, in questo caso, alla cultura statunitense. Per dirla sempre in termini veneziani: come Kore’eda in Francia si ritrovò a fare un film “francese”, Mundruczó si ritrova a fare il film americano.

E se i momenti d’apertura sembrano volerci portare altrove con un pianosequenza serpeggiante e doloroso, è ciò che segue, annodando dramma familiare, cause legali e fallimenti socio-economici dei più tipici, a portare il film ad affondare gradualmente nell’anodino.

Il passaggio da un inizio potente e deciso a uno sviluppo canonico e cadenzato da un minimalismo melodrammatico mai totalmente libero di poter esplodere e di definire un’esperienza come invece permette l’incipit, è troppo forte per non lasciare per tutta la visione quel retrogusto di fregatura narrativa, con quel “boom” iniziale che per tutto il resto della pellicola ci perseguita come un fischio nell’orecchio.

Perché, a fronte di un’innegabile densità continua, il film va letteralmente in pezzi molto più della sua protagonista (una Vanessa Kirby notevole, con accanto una Ellen Burstyn che è una garanzia e un Shia LaBeouf che labeoufeggia), con un montaggio che pare sofferente e carente di materiale in certi momenti, quasi fosse una copia in lavorazione.

Parzialmente riuscito, Pieces Of A Woman è un film dove quel che c’è c’è molto, e quel che non c’è non ha nulla a tenergli il posto.

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