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LA NOTTE DEL GIUDIZIO di James De Monaco

REGIA: James De Monaco
SCENEGGIATURA:  James De Monaco
CAST: Ethan Hawke, Lena Headey, Adelaide Kane, Max Burkholder
NAZIONALITÀ: USA
ANNO: 2013
TITOLO ORIGINALE: The Purge

LA NOTTE DEI VIVI MORENTI

Tra le qualità espresse fin’ora dalle produzioni Blumhouse, merita particolare menzione la volontà di riportare al centro del discorso orrorifico l’archetipo rappresentato dallo spazio domestico. Paranormal Activity e Sinister argomentavano sopratutto di questo, con il secondo ancora più convincente nel comunicarlo, perché in possesso di un’efficace particolarità che ricollocava la casa non più come luogo sicuro da difendere in quanto contenitore della famiglia, bensì come custode del mezzo omicida, che nell’albero genealogico dei suoi abitanti trovava rinnovamento e serialità di morte.

Al contrario, La notte del giudizio si cimenta con uno dei topoi per eccellenza del cinema americano, senza per questo stravolgerlo: protezione dello spazio privato, del focolare, desiderio di inattaccabile sicurezza dalle avversità esterne; torna, insomma, a confrontarsi con una certa classicità statunitense, metaforicamente antitetica a un Sinister o al suo allegorico consanguineo televisivo – la prima stagione di American Horror Story – ciò nonostante qualificandosi come operazione parimenti riuscita, in quanto abile e personale rivisitazione di alcuni, immortali stereotipi a stelle e strisce.

Una notte così non la si ricordava dall’halloween di Alex Proyas, dal «fuoco e fiamme!» de Il Corvo: De Monaco misura la sua abilità dietro la macchina da presa maneggiando con abilità il concetto di distopia futuribile e le sue innumerevoli applicazioni, eppure i suoi modelli restano smaccatamente tradizionali, spaziano dal primo Romero per giungere al Carpenter di Distretto 13, senza per questo disdegnare ammiccamenti al “gioco” fincheriano di Panic Room; dal quale trae ispirazione per avviare il meccanismo di intrusi introdotti all’interno di un contesto abitativo fino a quel momento inespugnabile, asettico e a prova di scasso; mentre restano sullo sfondo alcuni dictat produttivi affrontati comunque con il massimo della dignità possibile, vedi le riprese in night vision: da Paranormal Activity in avanti esigenza indispensabile nella mente di chi produce, evidentemente convinta dall’infallibile efficacia di tale scelta in sede di costruzione dell’effetto claustrofobia.

Piccolo film dalle grandi ambizioni, The Purge mette in scena morti viventi dalle maschere prossime al ghigno plastico di Black Hole Sun, camuffamenti a metà tra un incubo alla Bret Easton Ellis e il Joker di Nolan; De Monaco rimesta nel filosofeggiare conservatore di un’America non poi così distante da quella dei rifugi antiatomici costruiti in giardino ai tempi della Guerra Fredda, lasciandosi scappare una morale senza dubbio semplice e priva di eccessivi fronzoli, ma terribilmente funzionale: forte del sospetto che in fondo di altro non si tratti se non di un piano ordito sulla lunga distanza e finalizzato ad eliminare i più deboli, gli emarginati, coloro che conducono un’esistenza non meritevole di collocazione sociale produttiva.

In un momento storico-cinematografico caratterizzato dalla sovraesposizione dell’icona zombie, La notte del giudizio lascia che ad impadronirsi del racconto sia un indesiderato ospite di colore: quanto di più vicino sia possibile immaginare rispetto al Duane Jones de La notte dei morti viventi. Chapeau. 

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