BUG di William Friedkin

REGIA: William Friedkin
CAST: Ashley Judd, Lynn Collins, Harry Connick Jr.
SCENEGGIATURA: Tracy Letts
ANNO: 2006

TORINO ’06: OSSESSIONE E CONTAGIO

Bug, cioè insetto o microbo, ma anche cimice, inteso come microfono nascosto. Oppure inconveniente, difetto del sistema. Un piccolo difetto, magari, ma che può determinare il crollo inesorabile di tutta la struttura. Ognuno dei significati di questo termine ha a che fare con la storia narrata dal nuovo film di William Friedkin, lo straordinario regista americano di film duri e controversi come Il braccio violento della leggeL’esorcista, Il salario della paura, Cruising, Vivere e morire a Los Angeles.
Cinema da camera, la cui provenienza teatrale, da una piéce di Tracy Letts, della quale mantiene l’interprete maschile Michael Shannon nella parte di Peter, nulla toglie alla precisione e al dinamismo purissimamente cinematografici (cinematograficamente purissimi) dell’occhio di Friedkin. Cinema che sa utilizzare lo sfondo, questo squallido appartamento di un motel, nel mezzo del nulla di chissà quale stato americano, come uno specchio e un’estensione dell’anima rovinata dei protagonisti. Un appartamento in cui Agnes, interpretata da Ashley Judd con un’intensità che colpisce, vive sola, spaventata da telefonate senza voce e dall’imminente uscita di prigione del violento ex-marito, parte che Friedkindiabolicamente affida a Harry Connick Jr., il tenero crooner di Harry ti presento Sally. Una sera, quella che sembrerebbe la sua unica amica, una ragazza lesbica chiamata R.C. (Lynn Collins), le presenta il silenzioso e un po’ strano Peter. Tra i due si creerà presto un legame fortissimo, di sempre maggiore dipendenza reciproca. 
Si assiste con un senso come di impotenza alla tragedia che inevitabilmente, mattone dopo mattone, prende corpo davanti ai nostri occhi.Friedkin ci mostra la donna accettare la psicosi per paura di perdere l’uomo di cui forse si sta innamorando, e del quale comunque ha bisogno, e la psicosi divampare inarrestabile. Allo stesso tempo ci fa sentire l’ossessione dei personaggi, tanto da farci balenare il dubbio che possano aver ragione. E l’abilita di Friedkin è quella di giocare con i punti di vista, aiutato dalla recitazione di altissimo livello, non permettendoci mai di adagiarci da un lato della linea di demarcazione tra vero e falso, oggettivo e distorto, verità e finzione.
La paranoia si nutre di una serie di segni interpretati in maniera aberrante, segni che la messinscena abilmente dissemina nel tracciato filmico. Ma la contraddizione tra ciò che i personaggi sono certi di vedere e ciò che noi non vediamo genera un disagio che accompagna tutta la visione, e rende l’opera una delle più profondamente disturbanti viste ultimamente. Non vediamo il “bug”, perché esso è dentro. Ma al tempo stesso il male è anche fuori, una minaccia che avvertiamo tangibile e che i due protagonisti si illudono vagamente di sfuggire.
Il film potrebbe rappresentare il completamento di un ideale dittico con un’altra pellicola con Ashley Judd, il sottovalutato Crocevia per l’inferno di John McNaughton, anche lì una coppia presa nella spirale di follia, dipendenza amorosa e squallore della provincia americana. Uno dei film più tristi degli ultimi anni, come triste e disperato è questo Bug, che speriamo possa avere al più presto una distribuzione italiana.

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