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Invocation of my demon brother : LIBERACI DAL MALE di Scott Derrickson

liberaci dal male (1)

REGIA: Scott Derrickson
SCENEGGIATURA: Paul Harris Boardman, Scott Derrickson
CAST: Eric Bana, Édgar Ramírez, Olivia Munn, Joel McHale
NAZIONALITÀ: USA
ANNO: 2014
TITOLO ORIGINALE: Deliver Us from Evil

L’ispirazione di Scott Derrickson ha un debole per i fatti realmente accaduti: spunti romanzati sui quali costruire sia The Exorcism of Emily Rose che Liberaci dal male, mentre il precedente Sinister faceva di tutto per dimostrarsi meno finzione immaginata di quanto in realtà fosse. Una svolta quella intrapresa da Derrickson, capace di alzare in maniera esponenziale l’asticella della qualità: ora innegabilmente superiore rispetto ai trascurabili Hellraiser 5: Inferno e Ultimatum alla Terra. Siamo di fronte ad un regista nuovo e maturo, probabilmente meno estroso di un Lucky Mckee o educato da una scuola horror diversa da quella dell’astro nascente Ti West; ciò nonostante la triade filmografica poc’anzi elencata fa di Scott Derrickson un nome meritevole di attenzione e di Liberaci dal male la pellicola che può rappresentare il primo, consapevole giro di boa della sua carriera.

Non fosse per quella fotografia tipicamente americana, che ha segnato nel profondo chi è rimasto folgorato dal Fincher di Seven, Deliver us from evil avrebbe tutto per essere un ottimo film di stampo britannico avvicinabile, per sensazioni della prima ora, all’Alan Parker di Angel Heart. Derrickson invece, fa di tutto per dimostrarsi cineasta statunitense attento ai classici della demonologia su celluloide: Friedkin certo, ma specialmente il suo prequel Dominion diretto da Paul Schrader, al quale simbolicamente si riallaccia individuando in Iraq l’origine del male. Ancora un conflitto tra umani quindi, a fare da detonatore dopo la seconda guerra mondiale che condusse il Padre Lankester Merrin di Schrader ad un passo dal perdere la fede.

L’iperbole di Derrickson è raffinata: il maligno viene liberato dalla guerra e importato nella culla del pensiero occidentale per eccellenza attraverso le citazioni dei Doors; perché se il rock’n'roll è la musica del demonio Jim Morrison ne ha incarnato una tra le sue più riuscite rappresentazioni terrene, com’è altresì evidente il suo lascito: versi intrisi di poetico antimilitarismo, ideologia che secondo Scott Derrickson gli Stati Uniti continuano ad ignorare; finendo per portarsi a casa il Male, quello vero, direttamente dai campi di battaglia.

Poliziesco notturno e disperato prima, horror diabolico poi Liberaci dal male è debitore tanto di Dominion: Prequel to the Exorcist quanto della realtà romanzata che sta a monte di The Conjuring, nonché di alcune impennate di volume peculiari dello spavento secondo James Wan. Scott Derrickson ci mette però del suo, sciorinando la consueta inclinazione verso marchingegni metacinematografici e picchiando duro sul fronte della violenza visiva caratteristica di alcuni macabri passaggi, che ben si alternano al clima di dolorosa sofferenza riflessa nello sguardo di Edgar Ramirez: sacerdote peccatore che non sfigurerebbe in un film di Abel Ferrara e che sta a ricordarci come i demoni della peggior specie, in fondo, abitino il profondo e in parte rimosso dell’animo umano.

Peccato per quel finale eccessivamente accomodante, che colloca Liberarci dal male un gradino sotto il senza speranza Sinister: dazio forse troppo caro da pagare alla voce “storia vera”.

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