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Adolescenza torbida: GIOVANE E BELLA di François Ozon

giovane e bella (1)

REGIA: François Ozon
SCENEGGIATURA: François Ozon
CAST: Marine Vacth, Géraldine Pailhas, Frédéric Pierrot
NAZIONALITÀ: Francia
ANNO: 2013

Tutto il film ruota attorno a Isabelle, interpretata da una quanto mai conturbante Marine Vacth, scoperta (in tutti i sensi) da Ozon, visto che prima aveva interpretato solo piccoli ruoli. E che, nella filmografia del regista francese, reincarna quel ruolo di catalizzatore di perversioni che è stato proprio della Ludivine Sagnier di Swimming Pool. L’autore francese ci mostra Isabelle da subito in topless, sopra la sabbia al mare, in un camping in mezzo a una pineta, tra il frinire delle cicale. Il suo corpo, di una sensualità acerba, la sua pelle liscia accarezzata dai caldi raggi del sole. Isabelle sta vivendo il momento critico dell’adolescenza, quello della maturazione del proprio corpo, delle tempeste ormonali. Ma, quando ha il suo primo rapporto con un ragazzo tedesco, il più bello del campeggio, di notte, sopra la sabbia, qualcosa non va come si aspettava. E Ozon le inquadra impietosamente il volto impassibile. Qualcosa non va anche dopo la prima, voyeuristica, apparizione della ragazza al mare. Qualcuno la sta scrutando, insieme allo spettatore, con un binocolo. Come sempre il regista francese gioca sui cliché e sui cliché dei cliché. I tramonti, gli idilli amorosi estivi, le immagini patinate, l’omologazione di una società dove tutto è preconfezionato, il campeggio che diventa luogo deputato ai flirt estivi, proprio come il villaggio turistico di CinquePerDue – Frammenti di vita amorosa. Giovane e bella scorre svestendo  un’estetica da romanzo Harmony che si ibrida con Moccia, però con i personaggi che fuggono dalla standardizzazione, mostrandoci un coacervo latente di istinti incestuosi ed edipici dietro i ritratti idilliaci. La prostituzione minorile che trova nei social network il terreno fertile di sviluppo. Le ragazzine che adescano su internet per avere il nuovo modello di cellulare. Un fenomeno sociale allarmante che ogni giorno viene denunciato. Ozon lo tratta a modo suo, come un’espressione di un mondo dove tutto è mercificato, dove ogni prestazione corrisponde a una transazione economica. Come le sedute dallo psicologo, le ore della babysitter o i baci che la compagna di classe del fratellino elargisce per dieci euro. L’altra faccia della medaglia di quel mondo luccicante in cui ci viene fatto credere di vivere.

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