in sala

Sparate sul regista: THE BUTLER – UN MAGGIORDOMO ALLA CASA BIANCA di Lee Daniels

OPRAH WINFREY stars in LEE DANIELS' THE BUTLER

REGIA: Lee Daniels
SCENEGGIATURA: Danny Strong
CAST: Forest Whitaker, Oprah Winfrey, David Banner
NAZIONALITÀ: USA
ANNO: 2013

Se la redazione di Positif fosse un organo governativo, registi come Lee Daniels finirebbero in prigione a vita, magari in una cella d’isolamento come punizione per aver anche solo concepito pellicole bruttissime come Precious e quella trashata di The Paperboy. Eppure, stavolta l’autore afroamericano pare allontanarsi dai suoi precedenti penali, improvvisandosi regista classico ed ectoplasma impercettibile della rappresentazione: The Butler sembra girato da chiunque tranne che da lui, in quanto film sull’orlo della meticolosa pulizia e della cristallina trasparenza. Daniels si svuota dei suoi incontrollati eccessi da alcoolizzato generando una pellicola che abbraccia la massa dei buoni sentimenti, probabilmente puntando dritto all’Oscar. Sicuramente fuori luogo i paragoni con Forrest Gump, ma danno l’idea di un one man show con il gigante tenero Forest Whitaker buono e ingenuo osservatore silenzioso nella casa bianca, quasi fantasmatico nel suo esserci nascondendosi, piangendo impercettibile durante un discorso privato di Nixon contro i neri. Eppure, un film come questo avrebbe funzionato solamente in mano ad un regista che ha fatto della vocazione classica uno stile, e pensiamo a Ron Howard. Daniels invece, crolla nello stesso istante in cui decide di mettere in scena una marea di personaggi senza approfondirne uno, colpa di una sceneggiatura vuota che pare un bignami delle scuole medie. Allora la carrellata di presidenti (da John Cusack a Robin Williams ad Alan Rickman) si riduce ad essere una galleria di camei più o meno inutili e svuotati di potenzialità, così come tutti gli altri personaggi (dalla madre Mariah Carey ai colleghi Lenny Kravitz e Cuba Gooding Jr., senza dimenticare il cattivone Alex Pettyfer) si rivelano insignificanti comparsate inserite giusto per fare nome nella locandina. Daniels aveva in mano dell’oro luccicante, e solo un regista fallimentare come lui poteva trasformarlo in qualcosa di così sprecato. Vedisi la moglie Oprah, che passa dall’essere un’alcoolizzata ad un membro mancato dei Jackson 5 da una scena all’altra: mai un’evocazione che sia approfondita, una possibilità che sia sfruttata. Eventi che hanno cambiato il mondo (dall’assassinio di Kennedy a quello di Martin Luther King, dalla guerra del Vietnam allo scandalo Watergate) sono trattati come mere citazioni, da elencare freddamente come in una lista della spesa. L’impressione è che il regista non sapesse bene cosa fare sul set, automa e strafatto di sedativi. Quasi quasi preferivamo quando faceva pisciare Nicole Kidman addosso a Zac Efron: almeno lì qualche disgustoso brivido ci scappava.

Condividi

Articoli correlati

Tag