21 JUMP STREET di Phil Lord e Chris Miller

REGIA: Phil Lord e Chris Miller
SCENEGGIATURA: Michael Bacall
CAST: Channing Tatum, Jonah Hill, Brie Larson, Dave Franco, Johnny Depp
NAZIONALITÀ: USA
ANNO: 2012
USCITA: 15 giugno 2012

FOOL (ON THE) HILL

21 Jump Street spacca. Parafrasando il sottotitolo italiano di un divertente film ancora nelle sale ecco uno strambo pastiche forse tra più riusciti di sempre. Il plot attraversa quel sottogenere portato in auge da Todd Phillips (il bromance) con Schmidt e Jenko,  maldestri  poliziotti, un tempo rivali e poi amici tra i corridoi della scuola, scuola che alcuni anni più tardi li vorrà infiltrati per sgominare lo spaccio di droga tra teen ager. Interessante come gli ideatori mettano a fuoco tutto il disorientamento e la confusione dei due protagonisti alle prese con una generazione tanto frammentata e divisa per gruppi con la quale non si riconoscono più. Curiosa allora la scelta di contrapporre personaggi e parti rovesciando i ruoli: per portare a termine la missione lo sfigato  frequenterà i tipi cool del liceo, mentre l’atleta si unirà ai secchioni amanti delle scienze. Niente di nuovo sul fronte occidentale senza dubbio, basti pensare a certe dinamiche narrative tipiche del cinema di John Hughes o alle sue riletture sperimentali di opere quali Freaks and Geeks; eppure il prodotto si mantiene comunque originale sin dai primi minuti. L’intro è splendido: un motivo trionfale (main theme del compositore Mark Mothersbaugh) accompagna il logo della casa di produzione. Sovrimpresso il cartello 2005 e al richiamo “May I have your attention please?” un ragazzo timido, zaino in spalla, collana hip hop, apparecchio ai denti e caschetto biondo da Eminem compare sullo schermo avanzando verso l’ingresso dell’istituto (neanche a dirlo, seguono la scena le rime di The Real Slim Shady). Sorta di sequel di una serie poliziesco – adolescenziale targata fine anni Ottanta a firma Patrick Hasburgh/Stephen J. Cannel, con protagonisti una squadra di attori (fra i quali spiccava Johnny Depp ancora in erba) la pellicola nasce all’insegna del suo più strenuo sostenitore: Jonah Hill. Fresco di Golden Globe, l’attore californiano firma il soggetto, interpreta e produce questo lungometraggio per la regia Phil Lord e Chris Miller. Nel pianeta del cinema “adulto” dopo aver messo per lungo tempo i panni del nerd grasso e volgare di molte commedie americane, Hill ha dimostrato di saper gestire anche ruoli diversi e non privi di sfumature (su tutti il mammone di Cyrus dei fratelli Duplass). Sotto l’ala protettiva del Re Mida della comicità hollywoodiana (Judd Apatow) il Giona di Los Angeles è stato l’incarnazione del ragazzino triviale di provincia dannatamente malinconico (il suo Seth in Superbad ha fatto scuola). La pellicola del 2007 diretta da Greg Mottola raccontava l’amicizia e i sentimenti, il desiderio e al contempo il terrore di crescere, con uno sguardo lucido e velato di amarezza. Il trentenne, candidato all’Oscar, oggi si gode la sua nuova carriera vantando la creazione di una sfortunata serie animata (Allen Gregory) e l’idea per questo copione. Scritto da Michael Bacall (autore della sceneggiatura del gioiellino Scott Pilgrim vs the World di Edgar Wright) il lungometraggio presenta diversi punti di interesse, fra tutti quello di rendere omaggio all’indimenticabile telefilm, prendendone però dichiaratamente le distanze. Brioso e senza freni 21 è una commedia demenziale condita da una massiccia dose di action tra corse, sparatorie e travestimenti vari. Dialoghi e battute funzionano, specie quando volgono al politicamente scorretto, prendendo di mira tutto e tutti (la scena delle preghiere rivolte al Cristo coreano vale il prezzo del biglietto come pure tutta la sequenza sugli effetti di una nuova droga sintetica). Altra carta vincente la scelta del cast: se Hill e un inedito Channing Tatum sono la coppia di sbirri fuori di testa (quasi Hot Fuzz statunitensi) Ice Cube nelle vesti del capitano di polizia è irresistibile, Dave Franco (fratello del più noto James) sorprende come pusher liceale e la dolcezza della sempre luminosa Brie Larson è senza pari. Ancora una volta, come capita sempre più spesso in queste commedie, 109 minuti sembrano davvero eccessivi. Occhio a trucco e parrucco.

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