venezia 2015

Venezia 2015: downers (i peggiori film in concorso e non)

Venezia fondata, infondata, affondata: cinema nuovo, cinema vecchio. Sentimenti passati in lavatrice. Siamo ridotti a stracci, ma non nel senso che vorremmo.

a bigegr splash

A Bigger Splash, regia di Luca Guadagnino (Italia/Francia) – In concorso ♥♥½

Downer supremo di questa Mostra. Non tanto per deriva stilistica o ridicolo involontario – come tradizione vorrebbe – ma per gli effetti controversi dell’energia che emana. Guadagnino continua con la sua estetica a rendersi non facilmente incapsulabile. Rifà La piscina, facendola esplodere in mille pezzi. Come Io sono l’amore si dedica ai personaggi, mentre virtuosi si fanno gli zoom, gli stacchi, le ellissi, gli accostamenti musicali. Tanti pezzi, troppi pezzi: senza che vi sia un punto di incastro, un riferimento. Il suo film più caotico è anche quello che ne rivela l’anima volenterosa, la sua fame di cinema; ma il risultato è continuamente spaccato in due, e a noi non rimane che subire lo spazio tra i pezzi.



 

hermine

L’Hermine, regia di Christian Vincent (Francia) – In concorso ♥ ½

Una platea di quasi mille persone si sganascia. Di quel “quasi mille”, la controparte del “quasi” si scambia sguardi attoniti. Commedia francese: lo diciamo adesso in senso dispregiativo. Commedia borghese: lo diciamo con la distanza di sempre. L’accozzaglia di sentimenti segue il manuale nazionale, la comicità sottile si allinea al proprio pubblico di riferimento. “Sono in mezzo a noi” vien da pensare, mentre scorrono gag annacquate e insipide. “Siamo circondati” mentre sentiamo vibrazioni empatiche circondarci, riferite a personaggi bidimensionali emananti quel certo tipo di calma che richiama la cena e /o il vino rosso prima o dopo la visione. Cinema ripulito, insincero, limitato.



 

equals

Equals, regia di Drake Doremus (USA) – In concorso ♥ ½

Zenit (forse) (non è ancora infangata l’ultima parola) del de-genere young adult, ormai immarcescito e decrepito persino per i suoi fan; il composto è presto detto/(s)fatto, c’è un universo distopico, Romeo & Giulietta, Bella Swan e lo zombie innamorato, interni da indie low budget e filtri coppoliani. Il pastume che ne risulta è da narcolessia istantanea (se siete fortunati).



 

Black-Mass-

Black Mass, regia di Scott Cooper – Fuori concorso ♥♥

Quello di Johnny Depp sembra ormai da anni un lungo epilogo. Se il trasformismo è – paradossalmente – “sempre lo stesso”, la scelta di assoldare un regista come Scott Cooper (Il fuoco della vendetta, Crazy HEart) e costringerlo in attività di routine che mantegano intatto lo spirito true-story si rivela una scelta imbarazzante ed infelice. Il film scorre e nessuno si accorge di niente. Il suo effetto è, nel caso, andare a scorrersi Wikipedia e magari qualcosa di più. Se questo era lo scopo: ben venga; archiviato.



 

everest

Everest, regia di Baltasar Kormákur (USA) - Fuori concorso ♥½

Film d’apertura di Venezia72. Iniziamo all’insegna del fake, del posticcio, del primetime. È possibile avere budget e la vetta del mondo e realizzare un film parlato (male)? La sfida uomo/natura è nel titolo, nello stralcio di trama, nella locandina, nel casting almost-all-star. E le immagini? CGI ben fatta, quando va bene. CGI come fondali per il dialogo. Everest non dà nulla allo spettatore: le sue immagini sono un continuo riassunto di quanto accaduto prima. Il teorema della realtà ammorbidita ha purtroppo vinto di nuovo.



 

taj mahal

Taj Mahal, regia di Nicolas Saada (Francia/Belgio) – Orizzonti ♥

Si potrebbe dire la stessa cosa di Everest, ma costituirebbe clemenza. Prima della produzione uno dei produttori racconta i motivi che l’hanno spinto a voler realizzare questo film: niente da controbattere, ma una pacca sulle spalle è sufficiente.

Condividi

Articoli correlati

Tag