summertime sadness

SUMMERTIME SADNESS: CALIFORNIA SKATE di Graeme Clifford

REGIA: Graeme Clifford
SCENEGGIATURA: Michael Tolkin
CAST: Christian Slater, Steven Bauer, Min Luong, Richard Herd
NAZIONALITÀ: USA
ANNO: 1989
TITOLO ORIGINALE: Gleaming the Cube

SKATEBOARDING IS NOT A CRIME

Che le piscine non servissero solo per nuotare avevamo imparato a capirlo, prima di Dogtown and Z-Boys e Lords of Dogtown, grazie a Trashin’- Corsa al massacro e a Gleaming the cube, alias California skate: riflesso su specchio cinematografico di una moda nata nei ’70 ma divenuta consistente fetta di mercato giovanile nel decennio successivo. Entrambe le pellicole giunsero da noi in sordina, pane per il loop dei palinsesti privati e locali, piccolo cinema programmato per far compagnia in estate; ora cimelio in vhs sconosciuto al formato dvd, figuriamoci al blu ray.

Rispetto all’apripista Corsa al massacro (più vecchio di tre anni), California skate si fa preferire per un intreccio tendente alla maturità, destinato al crossover tra action originale e poliziesco. Più edulcorato se paragonato alla fumettistica sporcizia da bande del predecessore, lascia che Christian Slater raccolga il testimone del Josh Brolin post Goonies, permettendogli di proseguire un periodo sovraesposto che, all’indomani del capolavoro adolescenzial-terrorista Schegge di follia, lo avrebbe di li a breve affermato come volto di punta dei primi ’90 grazie a Pump up the volume, L’impero del crimine, Poliziotto in blue jeans, Qualcuno da amare e Una vita al massimo; per merito dei quali si farà ereditiero portavoce della tradizione brat pack, reinterpretandola però in chiave bastarda e caratterialmente ambigua. 

Ambientato ad Orange County, immerso in un clima d’estate perenne, California skate conserva le radici punk della sua location contrapponendo rabbia adolescenziale al consolidato stile di vita del ceto medio americano, equilibrandosi, in sede di sceneggiatura, sul naturale contrasto degli opposti (legale-illegale, giovane-vecchio, genitore-figlio, ribelle-bravo ragazzo) che lo conducono a sfiorare i confini del buddy movie nel momento in cui introduce l’incontro tra Christian Slater e Steven Bauer, smussando progressivamente gli angoli della naturale opposizione tra potenziale teppista e poliziotto. Graeme Glifford (del quale meriterebbe il recupero anche l’opera prima Frances, drammatico biopic su Frances Farmer) non nasconde la sua priorità: sì il flirt con il poliziesco, ma di minore interesse non è la similitudine, più volte ricercata, con Footlose: dove lo skateboarding rileva il posto che fu del ballo come mezzo e strumento della ribellione giovanile; tanto che in una celebre sequenza del film, Slater su quella tavola sembra proprio danzare: un po’ come accadeva al giovane e parimenti arrabbiato Kevin Bacon.

Intendiamoci, di finezze ce ne sono ben poche: eppure il gioco vale la visione, ben coordinata da una sceneggiatura semplice e onesta, comunque capace di raggiungere una convincente sufficienza come nella migliore tradizione dei teen movie che valga la pena ricordare e ripassare. Rivisto oggi California skate continua a funzionare, privo di eccessivi fronzoli e di lampanti difetti, possiede il pregio raro di farti sentire non poi così tanto adulto di fronte a quei vestiti e a quel taglio di capelli che un tempo avresti adorato. Certamente cult, ma di quelli che invecchiano bene.

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