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SOTTO ASSEDIO – WHITE HOUSE DOWN: un classico di Roland Emmerich

sotto assedio white house down (1)

REGIA: Roland Emmerich
SCENEGGIATURA: James Vanderbilt
CAST: Channing Tatum, Jamie Foxx, Maggie Gyllenhaal, James Woods
NAZIONALITÀ: USA
ANNO: 2013

IL CLASSICO DELL’EROE E DEL PRESIDENTE

Roland Emmerich è uno che fa quei film che vanno a vedere in tanti, in tutto il mondo, in sale enormi. Quei film in cui un discreto numero di cose esplodono e/o si rompono e il mondo è in pericolo, ma per fortuna c’è sempre il personaggio dell’eroe che arriva a salvarlo. Quei film che per iscritto, di solito, quasi nessuno considera, perché tanto sono blockbusters e dunque roba da multisala con la coca da mezzo e poco più. Quei film che i giovani scafati (ma spesso anche un po’ scemotti) della generazione smart-digitale alla fine escono di sala e commentando ad alta voce tra loro “ma hai visto che cagata, oh?”, “e quella trama che starebbe scritta su un tovagliolo?” o “e quegli attori così esagerati, che assurdi e ridicoli sono!”, e infine “oh, tutti questi effetti speciali alla fine mi annoiano”. Quei film, là, insomma… ci siamo capiti.

Eppure, e anzi proprio per questo, io a Roland Emmerich voglio bene, ma tanto, tanto bene. Innanzitutto perché non la fa mai fuori dal suo vasino: quando vai a vedere un suo film sai benissimo cosa ti aspetta, hai la garanzia che non proverà mai a metterla giù drammatica se non è il caso (che poi si sa che quando ci provi a far quelle cose là la dura legge del cinema ti punisce e finisce che ci fai la brutta figura, tipo, che ne so?… un Man of Steel qualsiasi). Poi gli voglio bene perché mi fa ridere, perché lui le sue storie li basa sul fatto che devono far ridere: le battute devono far ridere, i personaggi devono fare cose buffe, gli accostamenti culturali devono far spanciare (Marilyn e Beethoven, qui, ad esempio)… Butterebbe in vacca anche una sceneggiatura tratta dal Macbeth, non ne ho quasi dubbi (dopo Anonymous, che gli ha addirittura consentito di andarci vicino, al personaggio del bardo, poi), magari inserendo una strega che scaracchia bestemmiando, infastidita da un piccione travestito da corvo per rubarle la brodaglia dal pentolone sul fuoco.

E in effetti l’ultimo film di Emmerich, White House Down che in Italia premette al titolo un bello quanto inutile Sotto Assedio, è appena cominciato che già fa sorridere: il grande eroe della storia, che fa l’agente di sicurezza e si chiama John come John Mcclane (primo dei molti, sinceri omaggi alla saga dei primi Die Hard), aspetta il suo capo (qualcosa come il Presidente della Camera degli Stati Uniti) e intanto parla con uno scoiattolo. Si entra nel vivo della vicenda scoprendo poi che John ha il sogno nel cassetto di diventare uno degli agenti della sicurezza nientemeno che del Presidente degli Stati Uniti, mica della Camera e basta, e che per questo ha anche fissato un colloquio alla Casa Bianca. Quando arriva il giorno fatidico, ecco che John, ovviamente padre divorziato e ovviamente poco attento alle esigenze della figlia adolescente (dicesi John Mcclane style), figlia che a scuola fa esercizi di sbandieramento (e nulla è causale, attenzione) e ha una fissa per il Presidente e la Casa Bianca, decide di portarsi appresso la ragazzina. Il colloquio, dato che John è un mezzo poco di buono che non ha finito gli studi, è stato in Afghanistan a far il ganzo e poi è saltato di lavoro in lavoro un po’ a casaccio non ci sarebbe nemmeno bisogno di dirlo, va malino, e padre e figlia decidono dunque di spendere il resto della giornata in un tour guidato della dimora presidenziale più famosa del mondo. Ma il caso (e l’eredità Mcclane-iana) vuole che proprio quel giorno, una masnada di brutti ceffi penetrati nella presidenzial magione camuffati da troupe cinematografica (sic!), abbia in serbo per il Presidente (un Jamie Foxx palese caricatura di Obama) una sorpresina a base di pistole, missili, lanciarazzi e attacchi informatici in grande stile.

E’ così che comincia l’avventura di John, il nostro eroe, che dovrà trovare un modo per sistemare le cose, un po’ salvando il Presidente, un po’ liberando sua figlia dai manigoldi, un po’ salvando il mondo intero da un pericolo qualsiasi, un po’ (ma da ultimo) anche cercando di uscire vivo dalla Casa Bianca;
Il tutto, chiaramente, tra esplosioni, missili terra-aria, attacchi con elicotteri, carri armati che penetrano nel giardino della Casa Bianca, minacce nucleari, cabine di regia militari dove nessuno sa che fare, l’Air Force One in volo, il Vicepresidente da proteggere, e cose simili… mentre Emmerich, ormai assurto a baluardo del classicismo del cinema azionista globalizzato venato di commedia dell’assurdo dopo la pietra miliare 2012, si diverte a mostrare un Obama nervoso che mastica gomme alla nicotina, tiene nascosto un cellualre non autorizzato nel comodino a fianco del letto, si mette le scarpe da ginnastica per scappare nella tromba dell’ascensore e, all’occorrenza, imbraccia il fucile mitragliatore manco fossimo in Commando, mentre dall’altra parte del recinto della casa Bianca sotto attacco, il fortino tanto apparentemente sicuro quanto fragilino nella finzione cinematografica (e reale?) delle convinzioni occidentali che includono anche Hollywood ca va sans dire, esercito, CIA, sicurezza nazionale e compagnia cantante non sanno che pesci (in faccia) pigliare e collezionano figure barbine una via l’altra, sconfitti infine, loro e i cattivoni, da youtube e da una bandiera svolazzante. Sic transit gloria mundi (hollywoodi?).

E adesso venitemi a dire che a Emmerich non volete almeno un po’ bene pure voi.

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