SOLO DIO PERDONA di Nicolas Winding Refn

REGIA: Nicolas Winding Refn
SCENEGGIATURA: Nicolas Winding Refn
CAST: Ryan Gosling, Kristin Scott Thomas. Vithaya Pansringarm
NAZIONALITÀ: USA, Thailandia
ANNO: 2013
USCITA: 30 Maggio 2013

ESTETICA ANESTETICA

Only God Forgives è quasi bello ma è bruttissimo, oggetto carico di sboronia (o fatuo sbornia?) che scorre in territori onirici da installazione foto-pittorica: uso attentissimo e meticoloso delle luci, immobilità il cui moto è danza impercettibile, in continui non-ralenti che se dio vuole ormai usano solo nei video di Bjork. Riesce ad incantare i primi 15-20 minuti, perchè l’ambientazione thailandese e la presenza di personaggi-fantasmi che fluttuano privi di spazio e tempo ci ricordano tanto il cinema di Pen-ek Ratanaruang (cosa ne sarebbe stata di questa pellicola se fosse finita in mano sua? non osiamo immaginare la grandezza del possibile risultato), prima che gli stessi ectoplasmi si rivelino in verità dei manichini privi di sensi e di un qualsiasi spessore. D’altronde, l’unico personaggio umano carico di sangue e reale pazzia è il fratello che lascerà gli schermi troppo presto. Al suo posto, un Ryan Gosling con l’espressione sedata da 50mg di lexotan, robotico e senza alcuna traccia leggibile. Segue il thailandese Vithaya Pansringarm, che ha la stessa faccia sia quando mangia sia quando canta al karaoke sia quando ammazza gente: Refn gli regala le scene più fighe e cool, lui esegue come se non avesse più organi interni ma fosse solo una statua automatica. E infine, Kristin Scott Thomas, che sembra la caricatura di una macchietta di serie z. Il risultato è la morte di qualsiasi possibilità di empatia e a risentirne sono le emozioni: piove sangue come se non ci fosse un domani, eppure il dolore (fisico, spirituale) non si avverte mai. Solo Dio Perdona è cinema di superficie protetto da un vetro di cristallo, oggetto prezioso ma intoccabile, un menù che ti presenta le posate d’argento quando in verità vorresti abbuffarti direttamente dalla pentola. Ecco perchè non affonda mai il coltello nonostante più scene siano girate con le contropalle (Refn, d’altronde, non è un pezzo di merda e questo lo sappiamo da un pezzo), l’opera non solo sembra allontanarti, ma è addirittura impalpabile e irraggiungibile, come un quadro appeso con l’allarme pronto se ti avvicini oltre la distanza di sicurezza. E a noi i film così freddi non piacciono, perchè ricordano i morti.[i]


[i]Non è dunque un caso se tra i positivisti, il film sia stato adorato alla follia dalla nostra Chiara Pani, da sempre nota per le sue inclinazioni Burzumiane nell’amare i morti.

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