Del male radicale: i singeriani

“PUO’ CHIAMARE LE VOLPI E VIVERE NEI CORVI. E’ IL RE DI NESSUN LUOGO”
L’ombra dello scorpione, Stephen King 

Radikal Böse. Immanuel Kant definisce così attitudine e inclinazione congenita del male ne La religione nei limiti della semplice ragione: qualcosa che non può essere estirpato, in quanto radicato nell’esistenza stessa dell’uomo, componente immortale della sua stessa natura. Hang, la chiama l’illuminista tedesco: propensione malvagia congenita negli umani usi, alla quale contrapporre l’Anlage; ovvero la predisposizione al bene figlia della buona volontà. Radicale il male, originaria la bontà. Più forte e profonda la seconda, eppure incapace di prevalere sul primo. Una sconfitta, quella subita dal bene a vantaggio del male, che per Kant non possiede motivazioni. Eccezion fatta per una: il unherforschbar. L’imperscrutabile.

Il cinema di Bryan Singer è immerso in questa condizione, scruta il male fin dai suoi primi passi. Ne è affascinato e ossessionato a tal punto da eleggerlo a principale musa filosofica. Singer, come Kant del resto, vede nel concetto stesso di male un’essenza radicata e invincibile, talmente indomita da sopravvivere, riproducendosi, anche quando sembra inesorabilmente sopraffatta dalle forze del bene. Ogni personaggio portante del cinema di Bryan Singer si qualifica come portatore sano di malvagità: elemento conduttore di una poetica autoriale che dalla fantasia mitica del Keyser Söze de I soliti sospetti, trova la sua giustificazione storica in quella che potrebbe essere definita come la “trilogia della svastica”; percorso nel percorso che comprende L’allievo, X-Men e Operazione Valchiria: pellicole tenute assieme dall’ispirazione nazista.

Sette film in attesa dell’ottavo (Il cacciatore di giganti). Sette film per comprendere l’imperscrutabilità del male di kantiana memoria vista attraverso l’opera di un cineasta formidabile, mai considerato e citato come invece meriterebbe nei salotti buoni della critica; ciò nonostante instancabile indagatore di uno degli assoluti tra gli archetipi.

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