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Io vi salverò: X-MEN: GIORNI DI UN FUTURO PASSATO di Bryan Singer

x men future past 2

REGIA: Bryan Singer
SCNEGGIATURA: Simon Kinberg
CAST: Hugh Jackman, James McAvoy, Michael Fassbender, Jennifer Lawrence, Nicholas Hoult
ANNO: 2014

Lo spessore di un regista si riconosce dall’ampiezza della sua visione, dal peso e dall’influenza  esercitato nell’arco di una filmografia, dal grado di conservazione ed evoluzione manifestato nel tempo. Nella saga degli uomini X Bryan Singer ha rintracciato lo spazio creativo utile a far convivere ossessioni artistiche e necessità d’intrattenimento; pioniere del comic movie, è riuscito nell’intento di sfruttare le potenzialità metaforiche insite nel fumetto di riferimento al fine di adattarle alle esigenze di quella natura, maligna e immortale, che a partire dall’esordio Public Access si è rivelata essere motore costante delle sue opere.

X-Men: giorni di un futuro passato conduce alle estreme conseguenze il concetto di fardello che grava sulle spalle del superuomo singeriano: reietto eppure salvatore, freak disprezzato ed esiliato, tuttavia condannato a soccorrere quel mondo che lo classifica come diverso e lo giudica in quanto pericolosa minaccia. Il settimo capitolo degli X-Men ricolloca il paradossale conflitto tra “normali” e “anormali” nelle realizzate ripercussioni di un futuro distopico post Judgment Day, caratterizzato da un’apocalittica aura cameroniana rimarcata dall’espediente narrativo del viaggio nel tempo, utilizzato per scongiurare una catastrofe che d’effetto rimanda agli esiti futuribili dello scontro uomo/macchina suggeriti dal secondo Terminator.

Nel citare James Cameron e la sua creatura meglio riuscita Bryan Singer dona centralità e ritrovata credibilità all’icona Wolverine, di fatto danneggiata dai non propriamente riusciti spin off firmati Gavin Hood e James Mangold. L’uomo di adamantio è il prescelto, la maschera che contribuisce ad allestire un ponte narrativo capace di collegare X-Men 2 al prequel X-Men: l’inizio (prodotto dallo stesso Singer) attraverso l’utilizzo di due differenti piani temporali. Come a voler ribadire quanto di Bryan Singer ci sia nell’immaginario degli X-Men: First Class, qui alleati per volere di un convincente messaggero venuto dal futuro talmente persuasivo da riavvicinare persino Magneto e il Professor X in un compromesso affine alla tregua stipulata dalle loro versioni mature in X-Men 2. Guarda caso l’ultimo episodio diretto proprio da Bryan Singer, ora alla prese con la variante fantascientifica del cinema inteso come modificatore storico già brevettato in Operazione Valchiria.  

X-Men: l’inizio si concludeva con una sequenza totalmente assorbita dalla filosofia singeriana. La scelta del bene contrapposta a quella del male: sullo sfondo della crisi missilistica di Cuba i fedeli del Professor X si disponevano da una parte, gli uomini di Magneto dall’altra. X-Men: giorni di un futuro passato riprende la tendenza inaugurata da Watchmen al fine di immergersi anch’esso in un clima di crescente tensione politica: la guerra del Vietnam che si avvia alla conclusione, la prima metà degli anni ’70, Richard Nixon e il ricordo dell’omicidio di John Fitzgerald Kennedy; esecuzione che Watchmen rivelava essere opera del Comico mentre in X-Men: giorni di un futuro passato spetta a Magneto indossare i panni del presunto colpevole. La punta dell’iceberg di una coscienza storica progettata da Singer e intuibile fin dalle prime, futuribili sequenze, ambientate tra New York e la Russia: poli opposti di una Guerra Fredda consumata tra le tensioni delle due superpotenze sulla cui parziale “ricostruzione” si chiudeva proprio la pellicola di Matthew Vaughn.

Questo X-Men è un film più di riflessione che di movimento, interamente costruito attorno al concetto di fobia nei confronti del diverso inscena una vera e propria lotta tra emarginati, la cui sopravvivenza viene messa a repentaglio non dall’operato di un villain esteticamente riconoscibile, bensì dallo sfortunato Bolivar Trask: mente superiore intrappolata in un fisico il cui “handicap” più che agli umani, sembra avvicinarlo proprio alla condizione dei mutati; ovvero la specie che cerca di estinguere attraverso il progetto Sentinelle. Se X-Men ci aveva presentato un Bryan Singer classico e riconoscibile, focalizzato sulla diabolica celebrazione del male di discendenza nazista personificata da Magneto – ma non dissimile dalle origini dei precedenti I soliti sospetti e L’allievo - X-Men: giorni di un futuro passato ci riconsegna un regista meno ossessionato dalla natura malvagia e più interessato alle sottili dinamiche che armano la lotta alle diversità.

La scelta di limitare ai minimi storici i momenti action, consente a Singer di sviscerare l’intero substrato metaforico. Mano ferma e mente lucida guidano l’allegoria all’interno di una poetica in fase di evidente evoluzione, che dall’eterna lotta tra bene e male prende momentaneamente le distanze al fine di rendere prioritaria l’immagine della difficile accettazione dell’altro. Un percorso doloroso, culminato in un sottofinale che non si esiterebbe a definire autocelebrativo se non fosse per le reali intenzioni di Magneto: la cui dimostrazione di forza ricalca i tempi di Superman Returns al momento della ricomparsa sulla Terra del salvatore venuto da Krypton; salvo prenderne le distanze manifestando tutt’altra intenzione. 

X-Men: l’inizio ricostruiva l’origine immortale del male e le sua ereditaria genia lasciando a Magneto il testimone che fu di Sebastian Shaw. X-Men: giorni di un futuro passato termina l’approfondimento della contrapposizione tra vendetta darwinista ostentata da Magneto e idealismo sofferto che muove le gesta del Professor X. Dopo averlo ispirato, Singer porta a compimento il lavoro iniziato da Vaughn.

Eric Lehnsherr e Charles Xavier. Un tempo fratelli adesso rivali. Mai così “umani” e “terrestri” nel ricordo di una donna (Mystica/Raven) capace di mettere a nudo tutta la loro vulnerabilità.
Magneto e Professor X, che della loro personale guerra realizzano l’inutilità quando ormai sembra essere troppo tardi per tutto.
Anche per una simbolica, convinta e sincera stretta di mano. 

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