merda in sala

Tagliateci le palle e mettetele in un frullatore: SMILEY di Michael J. Gallagher

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REGIA: Michael J. Gallagher
SCENEGGIATURA: Michael J. Gallagher, Glasgow Phillips, Ezra Cooperstein
CAST: Caitlin Gerard, Melanie Papalia, Shane Dawson
NAZIONALITÀ: USA
ANNO: 2012

C’è una scena, in questo film, dove la protagonista, totalmente fuori di sè, inizia a sclerare con gli occhi fuori dalle orbite, urlando a suon di fanculo e distruggendo il primo oggetto che le capita di mano, come se Hulk fosse stato posseduto da Jack Torrance. E’ esattamente la reazione più plausibile di uno spettatore dopo la visione di Smiley; peggio ancora: noi volevamo castrarci, bruciare le nostre case e poi buttarci da un palazzo o sotto la metropolitana. Bisognerebbe avvertire l’audience: prima di entrare in sala, prendetevi una tripla dose di sedativi, che se no vi viene voglia di ammazzarvi per la bruttezza della pellicola. Il primo errore sta nel branco di sceneggiatori infami che hanno tirato fuori una storia così: volendo adattare l’assassino slasher all’epoca dei nativi digitali immersi tra videochat e skype, si sono inventati questo Smiley del titolo, che appare dal nulla a sbudellare gente ogni qualvolta si digiti per tre volte una formulina magica («L’ho fatto per divertimento») sulla tastiera del proprio MacBook. Una stronzata colossale insomma: il regista Michael J. Gallagher vuole cavalcare i classici del teenage horror in stile Scream o So cos’hai fatto ma ne cancella l’espediente più interessante, ovvero il whodunit, la possibile caccia ad un assassino mascherato che in verità si cela proprio fra i protagonisti. Qui invece il killer è onnipotente e inspiegabile, ma non ha certamente il carisma di un personaggio a tutto tondo come Freddy Krueger (citato più volte). Allora, per dare una giustificazione a questo assassino paranormale che sembra uscito dalle peggiori barzellette, il film tira fuori lezioni accademiche sull’homo homini lupus, complice un probabile bignami per le scuole medie su Hobbes e un professore abbattuto dal nichilismo interpretato da Roger Bart. Una pallosissima banalità confezionata da Gallagher nel peggiore dei modi, con una regia blanda al grado zero che non trova divertimento manco nelle scene di uccisioni, tutte fugaci, prive d’inventiva e ripetitive nel loro essere già finite ancora prima d’iniziare. Aggiungiamoci dei personaggi trattati come insignificanti pezzi di cacca: vedisi la protagonista, che dopo il devastante shock sull’orlo dell’attacco cardiaco per aver assistito a plurimi omicidi, nella scena successiva flirta con nonchalance come se non fosse successo nulla. Va bene che è molto probabilmente una zoccola, ma c’è un limite alla verosimiglianza.

A fine visione, l’impressione è che ci hanno presi per il culo. Da cavarsi gli occhi. 

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