LO HOBBIT – UN VIAGGIO INASPETTATO di Peter Jackson

REGIA: Peter Jackson
SCENEGGIATURA: Guillermo del Toro, Peter Jackson, Fran Walsh, Philippa Boyens
CAST: Martin Freeman, Cate Blanchett, Elijah Wood, Ian McKellen, Andy Serkis
NAZIONALITÀ: USA, Nuova Zelanda
ANNO: 2012
USCITA: 13 dicembre 2012

BRAVEHEART

Un’amena terra dell’est popolata da creature misteriose, esoteriche, magiche. Un luogo in cui la magia e il buonumore tengono a bada le ombre della notte e gli spiriti maligni. Erebor, insomma, è un paesaggio incantato che vive di sogni, di speranze e di storie che meritano di essere raccontate. Il calamaio di Bilbo Baggins, allora, diviene il portavoce di una verità mistica e sublime che, da oltre sessantanni, riposa nascosta nel cuore di un piccolo, mezzo, uomo. Arruolato da Gandalf il Grigio e dalla sua banda di 13, burberi, nani, egli diviene il protagonista di un’intrepida avventura e di un viaggio inaspettato che lo coinvolge, suo malgrado, anima e corpo. L’intensa nostalgia nei confronti di una casa ospitale e accogliente e di una comunità di cui far parte, lo spinge a combattere personalmente per fare in modo che anche coloro che hanno perso il diritto ad averne una, possano mettersi in gioco per riconquistarla. Conosce quindi il valoroso Thorin Scudodiquercia, un Macbeth dannato, un William Wallace tormentato, un Ulisse privato della patria, che sa perfettamente che “il vero coraggio non si basa sulla capacità di prendere una vita, ma sulla forza di risparmiarla”. Una lotta interiore, dunque, che si tramuta ben presto nella ricerca della propria identità, nella scoperta di nuovi valori e nella conquista di un’individualità modellabile su di essi.

L’estasi del bucolico scenario, improvvisamente, viene assalita da un’aura malefica, fredda, stregata. I fiori appassiscono, gli alberi piegano le loro chiome ai nuovi padroni e le insenature tra le montagne diventano soltanto antri oscuri e desolati. Un negromante impazzito manovra branchi di orchi, troll, goblin, lupi mannari e giganti di pietra per ostacolare l’impresa dei protagonisti. Brutti dentro e fuori, i mostri divengono lo specchio deforme di esistenze spezzate, di identità scisse, di personalità multiple. E così Gollum, apice epico e narrativo dell’intera saga, si rivela il diamante allo stato grezzo di tutta la storia, quel prestigioso “tessoro” che egli stesso cerca ma che non trova (più), perché smarrito, ormai, nei meandri oscuri della sua coscienza.

Sorta di favola pittoresca per bambini, Lo Hobbit ha toni meno aulici ed eleganti dei suoi predecessori. Peter Jackson, infatti, pondera le dosi di letterarietà della pellicola, lima le virate eccessivamente retoriche e riduce persino la poeticità degli stessi personaggi. Utilizzando le suggestive musiche di Howard Shore, la raffinata fotografia di Andrew Lesnie e l’innovativo HFR 3D, il regista riesce a far immergere completamente lo spettatore in ogni singolo fotogramma della pellicola, facendolo sentire parte integrante di una storia basata sullo scontro tra magia bianca e magia nera e sulla collisione di intrighi e duelli di stampo prettamente tolkeniano. Lo Hobbit, dunque, altro non è che un tecnologico romanzo di formazione, una leggenda incantata di eroi in perenne divenire, un’epopea epica e mitologica che esalta valori antichi e sempiterni. 

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