LA COSA DA UN ALTRO MONDO di Christian Nyby (e Howard Hawks)

REGIA: Christian Nyby (e Howard Hawks)
SCENEGGIATURA: Charles Lederer
CAST: Kenneth Tobey, Margaret Sheridan, Robert Cornthwaite, Douglas Spencer
NAZIONALITÀ: USA
ANNO: 1951
TITOLO ORIGINALE: The Thing from Another World

RICETTE CON GLI ALIENI

Quando Stanley Kubrick e Arthur C. Clarke collaborarono per quello che il primo definiva un proverbiale buon film di fantascienza, non c’è dubbio che tra gli stereotipi narrativi di genere abbiano attinto anche dal primo The Thing from Another World, o dalla novella da cui è stato tratto. Il tema classico del “first contact” anche in 2001: Odissea nello spazio è risolto come il ritrovamento di un manufatto alieno che emerge da un luogo impervio da raggiungere con un apposito veicolo, da una troupe di militari, scienziati, giornalisti, un cratere lunare come una distesa di ghiaccio artica.

Quella che è ormai diventata una saga di remake parte da un racconto del 1938, Who Goes There?, uno di quelli dello scrittore John Campbell scritti sotto lo pseudonimo di Don A. Stuart. Campbell, grande precursore e artefice della “golden age” della fantascienza, in quegli anni lavorava per inglobare la narrativa fantasy nella science fiction e la “cosa”, la creatura proteiforme, voleva essere appunto un tipico elemento di narrativa fantastica in cui gli aspetti sovrannaturali venissero soppiantati da un plausibilità fantascientifica. Negli anni cinquanta la cinematografia di genere SF attinge a man bassa ai temi tipici della fantascienza letteraria degli anni trenta e quaranta ed era inevitabile così un adattamento del racconto di Campbell. Molto meno aderente al testo della versione di Carpenter, il primo The Thing ha generato lunghi dibattiti sulla sua reale attribuzione, se al regista ufficiale Christian Nyby, o se il grande Howard Hawks, formalmente il produttore, non ci abbia messo qualcosa in più di uno zampino. Pettegolezzi a parte, il film presenta molti punti di contatto con il cinema del grande cineasta di Hollywood e può essere considerato un film hawksiano in tutto e per tutto. C’è l’Hawks di Only Angels Have Wings e Air Force, quello dell’aviazione e dell’ambiente militare, con i riferimenti alla Costituzione e al 4 luglio, un mondo virile e cameratesco fatto di eroi di poche parole. C’è il tema western dell’assedio del fortino, realizzato con una forte componente claustrofobica nel microcosmo chiuso della base in cui si svolge quasi tutto il film. Ci sono poi dialoghi molto fitti e serrati, battute veloci che si sovrappongono proprio come nelle commedie brillanti del regista, da Bringing Up Baby a A Song Is Born. Cosa che peraltro creò non pochi problemi agli adattatori italiani che si trovarono di fronte al diniego della prima compagnia di doppiatori contattata. Va dato atto quindi ai distributori dell’epoca di aver insistito credendo nel film, anche se non gli si può non rilevare l’infamia di aver inventato l’improbabile frase di lancio del film «I ciclopi di Marte invadono la Terra» (!!!!!). In generale il film mantiene spesso una leggerezza, un tono da commedia. L’alieno che ha una composizione vegetale, come del resto in Invasion of the Body Snatchers, viene inizialmente definito dal giornalista Scott come una supercarota o una carota intellettuale. La motivazione stessa del risveglio della cosa dall’ibernazione ha origine come gag: un maldestro custode che la copre con una coperta termica. Nyby e/o Hawks non sembrano prendersi molto sul serio, come quando indugiano sulla lunga e tediosa lettura di rapporti e dispacci. C’è un incipit non breve, prima che il film diventi fantascientifico, giocato su situazioni frivole e salottiere, che torneranno nei momenti di stasi della tensione del film. Interludi romantici, momenti da vera e propria sophisticated comedy che vedono protagonista la segretaria Nikki e le sue schermaglie con i duri della base – memorabile la scena in cui lega le mani al militare con cui pare abbia avuto una storia – . La protagonista femminile arricchisce il pantheon di eroine hawksiane e sembra la degna erede della Katharine Hepburn di Bringing Up Baby o della Barbara Stanwyck di Ball of Fire. Ed è proprio a questa figura femminile che si dovrà l’intuizione per sconfiggere il mostro, non allo scienziato, il professor Carrington, che Hawks (e/o Nyby) rende come una macchietta. Sostiene che la conoscenza sia più importante della vita umana e tenterà un improbabile accordo con l’alieno in nome di una presunta comune superiorità intellettuale. Non sarà quindi lui a trovare il punto debole della cosa, ma la donna con il suo sapere pratico da casalinga e ai metodi di cottura delle verdure. La razionalità soccombe all’empirismo, la teoria della relatività ai dadi star. Più che una satira della scienza ufficiale, smentita dallo stesso Hawks nell’intervista a Bogdanovich, qui sembra giocarsi quel conflitto tra razionalità e passione che caratterizza la figura di altri uomini di scienza del cineasta, come il Cary Grant paleontologo di Bringing Up Baby o lo stesso Grant chimico di Monkey Business. Nella connotazione negativa di Carrington si gioca il sottotesto sessuale del film. Lui è convinto della superiorità dell’alieno anche a causa della sua asessualità: «Il suo sviluppo non è stato ostacolato da fattori emotivi o sessuali». Ma ammetterà che possiede organi riproduttivi nella mano. Non può sfuggire il richiamo alla scena in cui Nikki definisce l’atteggiamento da cascamorto del comandante Hendry paragonandolo a un polpo: «Mai viste tante mani in vita mia». E infine Carrington è stato letto anche come collaborazionista per il suo tentativo di scendere a patti con la creatura che, nella classica interpretazione sociologica dei b-movie di epoca maccartista, incarna la minaccia sovietica. Un punto comunque importante del film che si conclude con il monito, affidato alla voce di Scott: «Attenzione al cielo; dovunque, scrutate il cielo».

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