LA COSA di Matthijs van Heijningen Jr.

REGIA: Matthijs van Heijningen Jr.
SCENEGGIATURA: Eric Heisserer, Ronald D. Moore
CAST: Mary Elizabeth Winstead, Joel Edgerton, Eric Christian Olsen, Adewale Akinnuoye-Agbaje, Ulrich Thomsen
NAZIONALITÀ: USA
ANNO: 2011
USCITA: 27 Giugno 2012
TITOLO ORIGINALE: The Thing

LA MINACCIA FANTASMA 

Essere John Carpenter è impossibile, imitarlo lo è altrettanto. Ci aveva già provato Rob Zombie creando uno (pseudo) prequel di Halloween, tentativo che si rivelò subito un buco nell’acqua. Ma si sa, Rob Zombie dalla sua parte aveva una carriera (musicale) avviata e un pubblico di fan accaniti disposti a sostenerlo. L’esordiente Matthijs van Heijningen Jr, però, non condivide la stessa fortuna e, sfidando la sorte, si dedica alla realizzazione del prequel de La cosa.

Era il 1982 quando John Carpenter veniva flagellato dalla critica di tutto il mondo per la decisione insana (?) di rappresentare l’alieno come qualcosa di terrificante e, completamente, distruttivo. La razza umana è imperfetta, debole, difettosa eppure attraente per le specie aliene, superiori per forza fisica ed intelletto. Sicuri di poter migliorare le proprie virtù, gli extraterrestri si avvicinano ai “campioni” umani, li copiano e poi li sostituiscono. Ce lo aveva già mostrato Don Siegel con L’invasione degli ultracorpi: baccelli umani prendevano lentamente il posto degli originali, rimpiazzandoli nella vita di tutti i giorni come dei veri e propri automi.

Involucri di carne ed ossa privati di coscienza ed emozioni, anime vuote (meglio: svuotate) rinchiuse in un purgatorio di dannati. Copie perfette, cloni eccezionali, surrogati impeccabili che imparano (anche) a ragionare come gli umani. Ma se la cosa di Carpenter invadeva un universo ad uso e consumo esclusivo degli uomini, quella di Matthijs van Heijningen Jr si espande ad una cerchia ristretta ma variegata. Anzi, il soggetto femminile diviene l’elemento primordiale del gruppo nonché il diffusore di un cancro che si estende velocemente e voracemente.

La donna, ce lo insegnano a scuola, è colpevole di aver indotto l’uomo in tentazione e di averlo fatto cacciare dall’idilliaco giardino dell’Eden. L’essere umano femminile, dunque, creato con una costola dell’uomo, è, spesso, sinonimo di fine, o presunta tale. La protagonista de La cosa, infatti, una bravissima paleontologa vertebrale, spacca (quasi) a metà l’equipe di scienziati, divisi tra chi sostiene le sue teorie e chi vi si oppone a colpi di pala. Insinua dubbi e sospetti tra tutti i membri dell’affiatato gruppo e ricorda che la cosa potrebbe essere tra loro, oppure, in ognuno di loro.

Un film sugli opposti dunque: umani e alieni, uomini e donne, ghiaccio e fuoco, fughe e attese. I confini, però, non sono definiti e sono sempre soggetti al mutamento. Niente è ciò che sembra e nessuno è chi dice (o crede) di essere.

Difenditi dai nemici, ma soprattutto dagli amici, si dice spesso. Nell’Antartide carpenteriana e non, però, non c’è distinzione tra gli uni e gli altri mentre l’unico trait d’union rimane l’esigenza di combattere un avversario comune, un nemico invisibile, una minaccia fantasma. Un mostro intangibile, inarrestabile e mutaforma che colpisce indifferentemente qualsiasi essere vivente. Attacca la preda, la copia alla perfezione e vi si nasconde dentro in attesa di colpire la prossima vittima.

Il sospetto si insinua potente nel gruppo e diviene presto più spaventoso della paura stessa. Quando crolla il concetto di identità, allora, non c’è più speranza di salvare il salvabile, non ne vale più la pena. La cosa si diffonde come un virus inarrestabile e, sfidando il freddo e il gelo, riesce a fuggire dal rifugio claustrofobico in cui era stato intrappolato. Con effetti speciali che ricordano più l’Alien di Ridley Scott che l’artigianale lavoro di Bottin, e una colonna sonora composta da Marco Beltrami che priva le azioni di qualsiasi atmosfera ansiogena, The Thing – l’inizio, risulta un buon blockbuster americano che abbonda di sangue e budella ma rimane, inesorabilmente, privo di anima.

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