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Childhoods in peril: SAVING MR. BANKS di John Lee Hancock

saving mr banks (2) 

REGIA: John Lee Hancock
SCENEGGIATURA: Kelly Marcel, Sue Smith
CAST: Emma Thompson, Tom Hanks, Annie Rose Buckley, Colin Farrell
ANNO: 2013

Tutti conserviamo nella memoria un certo numero di film che cataloghiamo come  ricordi della nostra infanzia. Questi film, molto lieti e leggeri, spesso raccontano storie di bambini, di crescita, di confronto con le prime preoccupazioni della vita. Sono film che, in maniera ludica, ci hanno insegnato ad affrontare le piccole e grandi difficoltà con tenacia e positività. Dietro a questi film, fatti da adulti per un pubblico relativamente giovane, si nascondono però le dolorose incombenze dell’esistenza e le connesse debolezze della psiche umana. In essi si ha come l’impressione che tali amarezze vengano abilmente nascoste sotto lo zerbino d’entrata, affinché il soggiorno nei meravigliosi luoghi della fantasia sia il meno stressante e il più appetibile possibile. Le difficoltà si trasformano in avventure e un pianto si risolve con una canzone, l’antidoto a tutti i mali dovuti all’ingenuità. Eppure, cantando e danzando all’interno di quei mondi, la sensazione che fuori dalla porta d’ingresso qualcosa di terribile stia accadendo, rimane un pressante timore. E’ questo timore che, in un modo o nell’altro, agisce come attivatore di euforia, di fame di gioia, di desiderio di fuga senza voltarsi indietro. I film per l’infanzia, insomma, non tendono a trascurare completamente il dolore, ma ne lasciano qualche traccia subliminale, per ricordare che la realtà è sempre lì fuori ad attenderci… Con Saving Mr Banks la Disney ci fa un favore, perché realizza un film straordinario, ma allo stesso tempo ci fa un doppio torto. Il primo torto, squisitamente narrativo, è che mette in scena l’infanzia di un’intelligente e sensibile bambina costantemente in fuga da una tristissima realtà, mostrandocene il colossale fallimento. Anche Ginty Goff (Annie Rose Buckley) – come noi – ha avuto il suo film, ma esso non è riuscito a sostenere quella sospensione di incredulità che permette di godere a pieno della finzione cinematografica (che poi è una sorta di fantasticheria infantile), deturpando non solo la sua infanzia, ma anche il suo futuro, continuamente tormentato dal ricordo dell’impotenza. E’ quel ricordo, però, che permette a Ginty di risolvere, almeno sulla carta, la sua infanzia, narrando la storia di un’istitutrice magica in grado di porre rimedio a ogni complicazione. Per tutto il resto della sua vita Ginty fantastica sui modi in cui avrebbe potuto salvare suo padre e, di conseguenza, di come avrebbe voluto ricordare la sua infanzia. Si capisce perché, una volta adulta, quelle storie scritte con tanta passione e perizia, non potessero mai essere vendute come prodotti di finzione e, peggio ancora, cedute al guru della produzione animata: Mr Walt Disney (Tom Hanks). Il secondo torto che ci fa il film va oltre il film stesso, quando nel raccontare la storia di una cessione di diritti e della realizzazione del film Mary Poppins (Robert Stevenson, 1964), Hancock racconta con un montaggio parallelo l’infanzia di Ginty – ora Miss P. L. Travers (Emma Thompson) – connettendo ai significati, ai luoghi e ai personaggi narrati nel libro, le vicende, gli spazi e le persone del passato reale della scrittrice. E’, infatti, a questo punto che viene a crearsi un cortocircuito in cui, alla vicenda, vanno a sommarsi altri ricordi, quelli che ognuno di noi possiede nei confronti del film Mary Poppins, aggregando alla nostalgia condivisa con la protagonista, una nostalgia più intima e personale. A distanza di 50 anni dalla sua uscita, e si presume di diversi anni dalla visione, ci troviamo a fare i conti con i ricordi legati a un film della nostra infanzia, attraverso un altro film che va a sottolineare non l’ingenuità di Mary Poppins, bensì della nostra interpretazione, limitata dalla nostra giovane età certo, ma anche dall’ignoranza. Saving Mr Banks, quindi, non si limita a raccontare una storia, ma ci mette di fronte alla consapevolezza acquisita nel tempo e al lutto che, in qualche momento della nostra esistenza, abbiamo subito. Quand’è che siamo morti in quanto bambini e ci siamo ritrovati adulti? Non ci è dato saperlo, ma ogni giorno ci imbattiamo in qualcosa che ce lo ricorda, e questo Saving Mr Banks lo fa con tanta sincerità salvifica che non possiamo non considerarlo un film della nostra maturità, sia come spettatori che come persone.

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