THE SQUAD (EL PARAMO) di Jaime Osorio Marquez

REGIA: Jaime Osorio Marquez
SCENEGGIATURA: Tania Cardenas, Jaime Osorio Marquez
CAST: Juan David Restrepo, Andrés Castañeda, Mauricio Navas, Mateo Stevel
NAZIONALITÀ Colombia
ANNO: 2011

HEAR (NO) EVIL, SEE (NO)EVIL, SMELL (NO) EVIL: THE COLOMBIAN WITCH PROJECT (?)

Strana bestia il “war-horror”, (presunto) filone dai confini assai vaghi, nonché catalogo cinefilo dagli esemplari tutto tranne che numericamente abbondanti, ma non per questo immeritevole d’attenzione, in fondo calamita di curiosità e fascino. In principio fu La fortezza, raro e isolato buco nell’acqua nella filmografia di Michael Mann. Meglio, molto meglio, sarebbe andata ad inizi 2000 con The Bunker, Dog Soldiers e, sopratutto, Deathwatch. Proprio all’esordio del britannico Michael J. Bassett sembra guardare con insistenza The Squad: opera prima del colombiano Jaime Osorio Marquez e sorpresa con la S maiuscola; tanto per regia, quanto per idee e capacità di gestione della suspense.

Ci trovassimo dinanzi ad un cineasta affermato o quasi, celebreremmo senza indugi le sue capacità nel lavorare in sottrazione, “lusso” che per (magri) mezzi a disposizione Marquez non può permettersi, in quanto realtà dei fatti alla quale deve giocoforza conformarsi; nonostante ciò, il sudamericano si dimostra regista abile nell’estrarre preziosa virtù dal diamante ancora grezzo della necessità: un pugno di interpreti e un’unica location, (solo) questo occorre a El Paramo affinché gran parte del miracolo si compia, realizzandosi. Cinema povero di mezzi dicevamo, ma non per questo orfano di preparazione o ignorante della terminologia talento: The Squad è sorretto da una regia sicura, robusta, secca ed efficace, (soprav)vive della sua manciata o poco più di interpreti, cattura l’attenzione di chi guarda nonostante si prodighi non poco a confondere le idee, padroneggiando a 360 gradi il concetto stesso di fuoricampo, quasi filosofeggiando attorno ad esso, creando volontariamente più domande che risposte, depistando senza per questo disilludere; resistendo infine, a dialoghi magari non sempre raffinati, ma al tempo stesso affascinati, non fosse altro per quella particolarità di anteporre o posticipare il “lei” al soprannome del militare di turno.

Certo la nebbia, probabilmente la principale protagonista di El Paramo. Quindi non solo Deathwatch ma, perché no, anche The Fog. C’è molto Carpenter latente in The Squad: spazi angusti, claustrofobia sovrana, paura strisciante, sfiducia nell’altro, cameratismo coatto. In sintesi La Cosa, ma a voler lavorare di fantasia sarebbe possibile rintracciarvi persino un sottilissimo richiamo a Walter Hill e ai suoi Guerrieri della palude silenziosa. Il primo Marquez è riuscita condensa di generi tenuta assieme da un maniersimo sottocutaneo, funzionale e mai sfacciato, crescendo filmico fatto di rumori sinistri e indefiniti, echi lontani e fantasmi nemici; immagini e sensazioni capaci di somministrare endovenose razioni di dubbio e angoscia, che spontanee (ri)salgono lungo la schiena, inquietando il giusto, spiazzando quanto basta. Finale apertissimo e punti interrogativi come se piovesse. Cos’è successo tra i cunicoli di quell’avamposto dimenticato da Dio? E, sopratutto: chi è la strega che, demoniaca urla?

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