LINCOLN di Steven Spielberg

REGIA: Steven Spielberg
SCENEGGIATURA: Tony Kushner
CAST: Daniel Day-Lewis, Sally Field, David Strathairn, Tommy Lee Jones, Joseph Gordon-Levitt
NAZIONALITÀ: USA
ANNO: 2012
USCITA: 24 gennaio 2013 

THE PRESIDENT OF UNITED STATES OF AMERICA

Portare sullo schermo il sedicesimo presidente degli Stati Uniti d’America, Abraham Lincoln, era un sogno che Steven Spielberg coltivava da diversi anni ma che a lungo ha preferito posporre ad altri progetti perché poco convinto dalle sceneggiature che fino a quel momento gli erano capitate sotto mano e soprattutto perché scettico all’idea che fosse una trasposizione adatta ai tempi della realtà che stavamo vivendo.

Il prodigio di Cincinnati, abile cantastorie a trecentosessanta gradi, sin dai primissimi esordi ha avuto il dono di riuscire a capire perfettamente quando era il “momento storico” adatto per raccontare una storia anzichè un’altra e, anche se di epoche e generi lontanissimi tra loro, contestualizzarla con la contemporaneità degli spettatori. Che fossero storie di alieni, madri, bambini, personaggi delle fiabe, aviatori o figure storiche realmente esistite poco importava, Spielberg non ha mai separato il sogno dalla realtà, lo sguardo fanciullesco e incantato da quello adulto e disincantato. Lincoln in tal senso è una figura che non poteva mancare alla sua sconfinata filmografia, proprio perché a metà strada tra personaggio storico e mito/leggenda. Uno degli uomini più importanti del diciannovesimo secolo e probabilmente il più amato dagli americani; il presidente che tutti vorrebbero avere e che ogni Capo di Stato vorrebbe essere. Un uomo che per i cittadini USA è sinonimo di casa e di unione e che ha posto le basi per quel forte sentimento di patriottismo che ogni americano incarna in maniera anche ingenua se vogliamo ma talmente forte da riuscire a dare un’identità ad un’unione di Stati totalmente diversi tra loro. Quale tema  poteva essere più forte ed importante per Spielberg se non proprio quello della casa intesa come Homeland? Guardare al passato per ispirare presente e futuro soprattutto nei suoi uomini politici e nel riportare la politica al punto di partenza quando essa guardava al bene di tutti e non del singolo individuo. Un film, Lincoln, in cui la parola ha un ruolo centrale.

Girato principalmente in interni dove il sessantasettenne cineasta attraverso primi e primissimi piani degli intensi volti dei suoi eccellenti attori (su tutti il marziano Daniel Day Lewis ma non sono da meno Jones e la Field) è riuscito a dare azione alla parola. Lo spettatore resta rapito, affascinato, ammaliato dalla grandezza e bellezza di alcuni dialoghi. Parola che ad ogni inquadratura diventa pura filosofia e dona chi la ascolta la speranza che fuori dalla sala cinematografica esistano ancora persone così. Un film storico che ha il pregio di essere, in realtà, nostro contemporaneo e che trascende la figura di Lincoln stesso per andare a toccare temi universali come l’uguaglianza, l’integrità e l’onore. Le scene di guerra sono ridotte all’osso ed eccezion fatta per il prologo, vengono mostrati campi di battaglia in cui gli scontri sono già avvenuti, andando così a porre l’accento su di una nazione che voleva ricostruire la propria storia partendo dal sangue versato dai suo stessi abitanti. Fotografia, scenografie e costumi sontuosi aiutano Spielberg a rendere tutto verosimile e a mettere in risalto la figura del Presidente che se da una parte è amato da gran parte del popolo anche per le sue umili origini, dall’altra è in perenne conflitto con il figlio maggiore che si sente oppresso dall’ombra di un genitore così ingombrante. In due fondamentali sequenze sarà proprio la messa in scena ancor più che la parola a svelarci la complessità di questo rapporto (su tutte quella in cui il ragazzo, seguendo un carretto che perde sangue, scoprirà una delle fosse in cui vengono gettati gli arti amputati dei soldati ricoverati in ospedale). Un film intenso, importante e necessario come a suo tempo furono Schindler’s List e Salvate il soldato Ryan che ancora una volta, se mai qualcuno avesse ancora dei dubbi, ci ricorda che Spielberg e la settima arte sono una cosa sola. Da non perdere!

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