VENEZIA 2010 – Giorno 11: fine

LEONE D’ORO: Sofia Coppola – Somewhere
Non a lei, non per questo film, non con certi altri concorrenti.

LEONE D’ORO PER L’INSIEME DELL’OPERA: Monte Hellman – Road to Nowhere
Per equilibrare un Tsui Hark che premia John Woo, c’è un Tarantino che premia Monte Hellman.

PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA: Jerzy Skolimowski – Essential Killing
(D)over(oso), dopo il delirio dell’averlo dato a Soul Kitchen.

LEONE D’ARGENTO: Alex de la Iglesia – Balada Triste de Trompeta
Qui inizierebbe la rivoluzione (che è sempre registica), anche se non succede mai.

COPPA VOLPI PER IL MIGLIOR ATTORE: Vincent Gallo – Essential Killing
One man show, without wonder.

COPPA VOLPI PER LA MIGLIORE ATTRICE: Ariane Labed – Attenberg
Se non fosse che il film si suicida intorno al quarantesimo minuto.

PREMIO MASTROIANNI ALL’ATTORE EMERGENTE: Mila Kunis – Black Swan
Premio random, casuale, senza senso, o forse addirittura aleatorio.

PREMIO OSELLA PER LA SCENEGGIATURA: Alex de la Iglesia – Balada Triste de Trompeta
Balada triste meritava tutti i premi non attoriali tranne questo.

PREMIO OSELLA PER IL MIGLIOR CONTRIBUTO TECNICO: Mikhail Krichman (fotografia) – Silent Souls
I soliti russi con la solita grande fotografia russa (sì, qui siamo razzisti).

Intanto The tempest di Julie Taymor chiude nel peggior possibile la Mostra: film-teatro in caduta libera, come se ci fosse un solo modo per recitare Shakespearee la regia serva solo a reggere questo gioco, assieme a scenografia, musiche e costumi; tutti spinti verso l’alto del dettaglio (di pregio) e verso il basso della valorizzazione visiva.

C’è salvezza (o imbocco, sbarrato, nella strada verso la salvezza) con Anti Gas Skin (Bangdopki) di Kim Gok e Kim Sun, coreano preapocalittico à la Sion Sonocon climax alla Apichatpong (e questi due nomi nella stessa frase sono un brivido erotico e mortale), in universi urbani e singoli d’anime freak connesse (dalla caccia a un killer in maschera antigas): incanto prima, voragine poi (un’abbondante ora di nulla che ammutolisce tutto il frastuono mentale datoci), fino alla labirintite espansa del finale.
Imperfetto, dai difetti palesi, grande potenziale buttato al vento; ma decine di momenti permangono. E permangono. E permangono. Dissolvenza di questo Festival.

Addio.

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