HEREAFTER di Clint Eastwood

REGIA: Clint Eastwood
SCENEGGIATURA: Peter Morgan
CAST: Matt Damon, Cécile De France, Frankie & George McLaren
ANNO: 2010 

FAVOLA DELLA BUONANOTTE: EXTRA-TERRESTRI SPIELBERGHIANI POST-MORTEM

Sfuggire al proprio passato (George, che vive la sua capacità di connettersi con l’al di là come una dannazione) diventato già presente (Marcus, che vede morire il proprio fratello in un tragico plongè che ricorda la struggente perdita di Sean Penn in Mystic River), in cerca di un possibile futuro (Marie, che dopo essere sopravissuta allo Tsunami non sa più come guardare al domani). Ovvero tutta la filmografia di Eastwood, che qui pare collidere pezzo per pezzo, in un’opera che è ancora una volta definitiva, il tirare le somme per capire chi era, chi è e cosa sta diventando il nostro Clint. Tempi che s’incrociano in un film privo di spazio: gli States, Londra e Parigi come coordinate geografiche destinate a non avere (più) distanze. Eastwood parla dell’uomo e dei suoi dubbi: Cosa c’è dopo la morte? Esiste l’al di là? Come possiamo continuare a vivere? Sembra di ritrovarci davanti agl’interrogativi del Frankie Dunn di Million Dollar Baby, e d’altronde, Hereafterpotrebbe essere esattamente un film filtrato dai suoi occhi un po’ naif; quello di Eastwood è un approccio da favola della buonanotte, e non ha torto chi ha associato l’opera a Steven Spielberg (qui come produttore esecutivo): oltre ad Incontri ravvicinati del terzo tipo, il cui sbarco degl’alieni ci viene ricordato dalle visioni dell’al di là, anche il bambino robot di A.I che sprofonda negl’oceani cullato da un liquido amniotico post-mortem. Hereafter, quindi, è il film di un sognatore, anzi, il sogno stesso fattosi visione, partendo dalla tragedia per arrivare alla riconciliazione con sé stessi: poter stringere la mano di una persona vedendoci il futuro e non più il passato, sentire il cicatrizzarsi delle ferite in un abbraccio materno.

Eastwood non era mai stato così onirico e persino magico, zuccheroso ed evocativo, basti vedere la magnifica scena finale in cui l’amore diventa proiezione onirica che sa di dolce domani, di possibilità e speranza: è il contatto umano, la human factor di Invictus, giacchè come Shyamalan, anche il nostro Clint è un grande umanista e persino sentimentale. Il segreto è uscire dal proprio guscio e andare incontro all’altro, lo ha fatto Walt Kowalski superando i perimetri di sicurezza del suo giardino in Gran Torino, lo ha fatto Nelson Mandela in Invictus: L’unica risposta di Clint davanti alla morte è la vita, e i protagonisti di Hereafterrappresentano un nuovo passo di purificazione dei personaggi Eastwoodiani, un’imprescindibile tassello di formazione da parte di un autore che ancora una volta si mette a nudo davanti ai suoi spettatori, riflettendo ed interrogandosi sulla propria storia con commovente sincerità. L’autore ci prende calorosamente per mano, portandoci con affetto in luoghi famigliari (le scene di Matt Damon solitario girate come solamente Eastwood farebbe, dal taglio delle inquadrature alla leggerezza dei movimenti), ma sapendo anche sorprendere con inaspettati excursus registici: Esemplare i primi minuti da disaster movie, con la macchina da presa affogata assieme alle vittime, di nuovo, come lo Spielberg in certi attimi del Soldato Ryan. Di più: ecco macchine a spalla e scavalcamenti di campo manco fossimo nei primi Godard, confermando quanto la dicitura di “Regista Classico” sia ormai limitante per un autore totale come Clint.

Una volta Eastwood ci parlava di personaggi in vita ma già fantasmi e morti dentro, evanescenti perché ectoplasmici, cavalieri senza nome e ombre nell’oscurità. Qui fa la cosa opposta e complementare: parte dalla morte per abbracciare pian piano la luce, come se il Frankie di Million Dollar Baby avesse finalmente trovato la pace dopo aver perso la sua Mo Cuishle, come se lassù, da qualche parte, Walt Kowalski stesse sorridendo. E’ per questo che Hereafter sa di dolcissimo risveglio, di post-eclisse. E’ materia che profuma meravigliosamente di Cinema, di quegl’autunni in cui senti la fragranza delle foglie secche, mentre fuori sta piovendo a dirotto e osservi la città dal vetro appannato della finestra. Le gocce cadono a ritmo di un leggero pianoforte con cui ci culla il regista: Hereafter è una favola della buonanotte, Clint Eastwood è il nostro Narratore e noi siamo i bambini sotto le coperte, che ci addormentiamo con un sorriso fra le labbra.

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