REIGN OF ASSASSINS (JIANYU) di Su Chao-pin – Venezia 2010 fuori concorso

REGIA: Su Chao-pin  (supervisione di John Woo)
SCENEGGIATURA: Su Chao-ping
CAST: Michelle Yeoh, Jung Woo-sung, Barbie Hsu
ANNO: 2010 

LE AVVENTURE DI UNA RELIQUIA E DI UN CACCHIO(LESO) 

Nell’anno della consacrazione internazionale con il Leone alla Carriera ricevuto alla 67° Mostra del Cinema di Venezia, John Woo non poteva certo starsene con le mani in mano; così, insieme al compagno di merende Terence Chang, lo ritroviamo a produrre e collaborare sul set di un wuxia, un genere dal quale il regista HKese viene, allevato a pane e combattimenti di spade dal mentore e maestro Chang Cheh, ma che non lo vedeva cimentarcisi dai tempi di Last Hurrah for Chivalry.

Jianyu, a differenza di Last Hurrah, è però un wuxia al femminile, erede di quella tradizione radicata e florida, ma un po’ appannata, che va Come Drink With Me a La Tigre e il Dragone, un wuxia di volti in trasformazione, corpi mummificati e sentimenti congelati.

In Jianyu, la storia delle arti marziali e del loro mondo (il jianghu) si compone di magia, di armi incredibili, di corpi liquidi e leggeri come l’aria, di spiritualità ascetica e onore codificato. Pioggia Sottile, la protagonista della storia che ha il doppio volto di Kelly Lin eMichelle Yeoh, è un’assassina che rinnega un passato che le si è appiccicato addosso quando ruba le reliquie del monaco Bodhi, dagli straordinari poteri curativi e spirituali (o almeno, così si dice), che dall’India era arrivato in Cina e aveva imparato le arti marziali. Nel mondo del jianghu, questo la rende una reietta e un bersaglio per tutti i clan che bramano di possedere le reliquie, primo tra tutti quel clan della Pietra Nera di cui Pioggia Sottile ha fatto parte.

Il prezzo della ribellione della donna è alto: diventare la custode delle reliquie le costerà un cambio di connotati e il destino di invecchiare tormentata dal fardello delle persone uccise per impossessarsi delle reliquie e nel timore di essere un giorno scoperta; ma Pioggia Sottile è una donna singolare, sola e con una faccia che nemmeno lei sa più riconoscere, e anche col cuore carico del senso di colpa per le morti provocate in passato non rinuncia a ricostruirsi una vita come commerciante di stoffe, a innamorarsi e a sposarsi con Ah-Sheng (Jung Woo-sung), un buon uomo e onesto lavoratore (ma nulla più, o forse no). Come in tutte le storie di redenzione troppo facile, tuttavia, anche in Jianyu la svolta a U che fa riaffacciare il passato nella nuova esistenza di Pioggia Sottile arriva all’improvviso, e non si può negare. La donna ribelle, poi braccata, poi risorta a nuova vita e adagiata in una rinnovata quotidianità, torna a essere la preda cacciata; il pericolo, il clan della Pietra Nera con il suo Maestro e i suoi assassini, torna al centro dell’arena, e Pioggia Sottile non può più nascondersi, scoprendo che quel che credeva fosse una nuova tranquillità non era altro che una riproposizione del suo vecchio mondo, con una tappezzeria diversa (proprio come la sua faccia, nuova ma cresciuta su uno spirito mutato solo per inganno).

Non le rimane che divenire la nemesi di se stessa, in una cavalcata finale di spade flesse, infuocate e scintillanti che vorrebbe essere l’apoteosi della dottrina del “cambiar tutto, per non cambiar nulla”. I desideri sono destinati ad essere frustrati, i cambiamenti a svelarsi inutili, l’azione a sprecar energie vitali, il karma a prevalere su tutto, anche (soprattutto) sull’eros, che già Laozi insegnava essere il più grande spreco di energie vitali. E nel finale di Jianyu i tre motori della spiritualità cinese: Taoismo, Confucianesimo e Buddismo diventano i protagonisti di un drammone (anti)romantico che Su Chao-pin, il vero regista del film (la manina di Woo si limita infatti a comparire in un paio di cose, o poco più) ha deciso di rivestire con cura e truccare al meglio (fotografia e sonoro sono sontuosi, non a caso) per spogliare d’importanza l’interiorità dei personaggi e dare la parte luminosa della scena al destino e al suo fiume in cui non si può far scelta migliore che galleggiare sulla corrente. A guardarlo, allora, Jianyu sembra un altro wuxia estetico-patinato figlio degli anni 2000, ma in fondo in fondo forse non lo è. Forse?

Già, forse… vorrete mica che ci si sbilanci troppo e si faccia arrabbiare il destino, vero?

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