A pezzi, torniamo. Innegabilmente in flash rapidi e indolori dolorosissimi dopo mesi di frullatore in cui abbiamo viaggiato in paesaggi onirici come fossimo finiti in un incrocio tra Gregg Araki e Gaspar Noè: altroché fottuta fine del mondo, see you at the bitter end, my oh my. A pezzi, praticamente senza più redazione: ma ancora una volta torniamo, come eroi sopravissuti in un post-nucleare (o un post-cinema post-umano), per buonissima fottuta volontà dello zoccolo duro (o zoccole) positivista; il sottoscritto – ma non contatemi – a.t – che potete trovare nelle serate eleganti milanesi travestito da hipster metrosessuale a parlare con la ragazza di qualcun altro – l.l – sempre più rockstar phardato ormai mainstream ormai televisivo ormai da feltrinelli. A pezzi, perché in linea generale non ho visto nessun cazzo di film se non titoli snob che nemmeno vi cito perché tanto non li conoscereste. Ricostruire pian piano, di nuovo, a pezzi, demodé e così out, sognando un film postumo di Rohmer su cui sputare mentre Caribbean Basterds scorre su uno schermo technicolor che davvero, stavolta, pare schermarci dal mondo. L’ufficio è distrutto, there is no sushi, ma ancora una volta resuscitiamo e puntiamo le dita sghignazzando. Perché l’erba cattiva è dura a morire. E voi, lettori, siete molto molto fortunati. P.H Visto che ormai i main credits significano che il film sta finendo (che verrà dissanguato, o abbandonato, lungo i titoli di coda) ridestarsi, ridarsi, così (senza pietà?) è già giudicarsi morti, prossimi alla fine: dovremmo riapparire improvvisi, senza motivo, come persone e non come personaggi - o forse fa tutto parte della scena. Accreditarci e screditarci è tutto ciò che facciamo, perchè l'assenza è sempre ingiustificata, e non esistere per sette mesi come se si fosse stati in gravidanza è godere del proprio nulla, ognuno con la sua indole: chè dal Cinema non ce ne siamo mai andati (al massimo dai cinema), ma solo abbandonata questa pagina. Siamo anaffettivi. Se dal .com al .it il trauma c'è ma non si vede e non si vedrà, è nella pancia degli assenti che tutto è andato avanti: chi a scrivere di film, come il sen(n)o della redazione, Luca Lombardini, andato a nutrire la carta grassa con proteine positiviste col suo volume su Danny Boyle sulla cui quarta di copertina ha avuto le sue esequie il vecchio sito; chi a scriverne e chi a provarci, chi a dedicarsi a necrologi futuristi e al giardinaggio, ma tutti comunque a guardarli, amarli odiarli, a voler masticarli, in fuga verso il Sud America come in un inesistente sequel di JLG. Torniamo con le pagine rotte e le dita ingiallite dal tabacco, e mai abbastanza parole. A.T |