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e (ancora per poco) sulla pagina del vecchio dominio

CRONACHE DA VENEZIA 2011

A cura di Alessandro Tavola

Regia: Emanuele Crialese
Sceneggiatura: Emanuele Crialese, Vittorio Moroni
Cast: Donatella Finocchiaro, Giuseppe Fiorello, Mimmo Cuticchio, Martina Codecasa, Filippo Pucillo
Anno: 2011
Uscita: 7 settembre 2011
VENEZIA 2011: IN CONCORSO – PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA

QUASI UNA CROCIATA AL CONTRARIO

La sera del dieci settembre, alla Mostra del Cinema di Venezia, nell’atrio d’accesso alla sala stampa, satura degli ultimi superstiti come fosse un ufficio d’iscrizione alle liste di collocamento, al momento dell’annuncio di Terraferma come vincitore del Premio Speciale della Giuria si potevano distinguere: prima boati e sbuffi di sufficienza, poi miscugli inverosimili di insulti più o meno espliciti e risa isteriche sul cominciare dei ringraziamenti di Emanuele Crialese, paonazzo, sghignazzante, ed in parte incredulo. È bastato un «Non posso che iniziare che col ringraziare [sospiro] Rai Cinema.» ad annientare le ultime tracce di artisticità attorno al premio, al film, alla persona.

Rimane viva la pista dell’esotismo: innegabile che Crialese sia, se non il migliore, superiore alla media dei registi che s’adoperano nel rappresentare panorami ed ambienti mediterranei, padrone pieno di una naturalezza suggestiva, già mostrata coi suoi film precedenti, ma che la Giuria si sia fatta fregare come un turista con sandali e calze che compra granite a dieci euro su una spiaggia di sassi in cambio di un po’ di sole è probabile, ma per nulla auspicabile.
Rimane che un film italiano va premiato, tenendo lontani la demenza di Quando la notte di Cristina Comencini e il troppo (che altrove sarebbe il giusto) di L’ultimo Terrestre di Gipi.

Terraferma è un passo verso l’alto rispetto a Nuovomondo, forse "un ritorno", ma rimane nel seminterrato in cui Crialese s’era scaraventato dopo Respiro, rimasto vittima di presunzioni e qualche osanna di troppo, con nessuno a sparargli un sedativo nel culo al momento giusto. Sembra d’assistere ad un presente alternativo di Paolo Sorrentino, con gli ultimi due lavori di Crialese pregni di quello che sembra essere This must be the place (che non abbiamo ancor visto ma di cui abbiamo paura): uno se ne va in America con una sceneggiatura tutta sua che sembra scritta tra lo sterno e l’ombelico, senza (troppi) guinzagli, a rischio di catastrofe; l’altro dal proprio torso e da davanti allo specchio non s’è ancora mosso, purtroppo. Intanto però uno ha già dato: esplosioni cinematografiche multiple, affette d’esaltazione invadente ma applicata. Crialese invece: it's always me, me, me – negli spazi, nei luoghi, nei personaggi.

Terraferma è, appunto di terra (fotograficamente) ed immobilità (autoriale): il punto medio tra Respiro e Nuovomondo. La scommessa si ripete, il calco dei personaggi è sempre lo stesso, così come il rapporto con gli ambienti, tanto da far pensare ch’egli non sia in grado filmare nient’altro che tale Sicilia e tali umori: difatti, se i clandestini sono poco più che denonati, appena si tratta di mettere in scena tre personaggi continentali, una è una copia slavata di Laura Chiatti e clichè della milanese gatta morta dai modi snob, gli altri due sono due ragazzini sbiaditi e vuoti rispetto a tutti i personaggi (e le interpretazioni) dell’isola, che tornano ad essere la forza del suo Cinema, dopo la latitanza in Nuovomondo, che adesso suona (almeno) come propedeutico parossistico per l'accogliere alcune sfumature caratteriali.
Eccolo, l’autofagocitarsi senza farsi cucinare: Crialese sta alla rappresentazione di una determinata innocenza così come Sofia Coppola sta a quella della noia. Entrambi sembrano avvalersi di una fantomatica autori(ali)tà esimente dal dirigere, in scarna vanità (tant’è che Terraferma scritto tutto attaccato potrebbe essere una schifosa autocitazione piuttosto che una marchia autoriale), se non che l'altra ha fatto viaggi spazio-temporali prima di andare a ritorcersi su se stessa (vincendo la scorsa Mostra, oltretutto).
Quasi tutto Respiro, due o tre sequenze di Nuovomondo, tre o quattro di Terraferma (la barca stracolma di turisti, l’arrivo notturno dei clandestini, scorci visivi ed interpretativi): in Crialese c’è del Cinema, ma anche troppo Crialese, ad adombrarlo, quasi la sua fosse una crociata al contrario. E Venezia non è un concorso di bellezza.
 

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20 settembre 2011

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