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CRONACHE DA VENEZIA 2011

A cura di Luca Lombardini

DODICI MINUTI A MEZZANOTTE

L’universo di Watchmen è una protesi distorta della realtà dove il contemporaneo decorso degli eventi storici ha subito significative alterazioni. Grazie al decisivo contributo del Dottor Manhattan l’America ha vinto la guerra del Vietnam. Cavalcando l’onda degli entusiastici consensi Richard Nixon è riuscito a far abrogare il XII emendamento facendosi rieleggere anche nel 1976, nel 1980 e nel 1984. Nell’ottobre dell’85, quando il corpo di Edward Blake viene ritrovato senza vita dopo un sospetto volo di 23 piani, Nixon è al quinto mandato presidenziale consecutivo. I giornalisti del Washington Post Bob Woodward e Carl Bernstein sono stati assassinati per mano de Il Comico e lo scandalo Watergate si è risolto in un fuoco di paglia. Watchmen inizia così: nel cuore di un decennio lambito dalla Guerra Fredda e angosciato dall’ipotesi di un impellente conflitto nucleare. Un avventuriero in costume con la coscienza sporca viene suicidato, l’unico supereroe della factory notturna decretata fuorilegge impedisce con la sua sola presenza che Stati Uniti e Unione Sovietica colpiscano l’una prima dell’altra. L’America sta male e New York, di riflesso, non scoppia certo di salute. La paura è un sentimento latente, a portata di narici: la si annusa nell’aria. L’orologio dell’Apocalisse scandisce i minuti che separano la tempesta dalla quiete. 23.48! Ogni capitolo che si chiude equivale ad un inesorabile avanzamento di lancette. Il tempo è la vera ossessione di Watchmen, gli orologi vengono disseminati ovunque, nascosti negli angoli meno colorati delle vignette, tanto che dopo un po’ anche lo smiley inizia ad apparire al lettore per quello che realmente è: un quadrante pop con la macchia di sangue a segnare il 55esimo minuto delle 23. Un’atmosfera catastrofica grava come spada di Damocle sull’intero rincorrersi degli eventi, le caramelle Meltdown vanno a ruba, i murales richiamano alla memoria il bombardamento di Hiroshima, numerosi edifici vengono sorteggiati come potenziali bunker antiatomici, il termine complotto non è teoria ma ponderato convincimento che aguzza l’ingegno detective di Rorschach: dietro, ancora una volta, c’è molto di più. Watchmen imbratta di rosso ketchup l’emoticon sorridente degli anni ’80 riflettendone l’animo interrogativo e impotente. La gente si sforza talmente tanto di pensar bene che finisce per scorgere la catastrofe in corrispondenza di ogni domanda che porti con sé un’ombra capace di anticiparne la risposta. Qual è il confine scritto, morale o ideale oltre il quale il potere non può spingersi? In quali casi il fine giustifica i mezzi? Cosa è illegale e cosa invece è consentito? Quanto influiscono i media nell’output percettivo del mondo? In che misura possiamo dirci realmente a conoscenza di ciò che avviene fuori dalle nostre case e lontano dai nostri televisori? Moore

dissemina ogni tavola di indizi più o meno immediati poi, non contento, decide di affidare il ruolo di definitivo e chiarificatore portavoce al Professor Milton Glass che, nel file intitolato “Dr.Manhattan: Superpoteri e Superpotenze”, rivela la vera anima dell’opera. L’America e New York altro non sono che campioni del pianeta terra, mantenuto in contrappeso dal paradosso che vuole l’uomo non parlare “mai con maggiore calore di pace di quando si prepara ad una guerra sanguinosa”. I conflitti bellici, naturalmente, continuano. Non importa se sotto forma “delegata”, visibile o nascosta. Si riproducono alla stessa velocità degli esseri umani. Il fittizio saggio di Glass certifica la loro invulnerabilità, mortificando, dopo averla a lungo esaltata e scientificamente analizzata, la figura dell’allora Jonathan Osterman; anche lui potenzialmente impotente di fronte alla probabilità di contravvenire al tacito accordo della mutua distruzione assicurata. La crescente popolarità del Dottor Manhattan corrisponde ad un matematico ed esponenziale potenziamento degli armamenti atomici che dovrebbe disinnescare, il governo americano aizza l’opinione pubblica sulla natura suicida dei comunisti, mentre la controparte sovietica rivendica la sospetta influenza occidentale verso aree vitali per i loro interessi. Come può un solo supereroe fare da scudo ad un intero mondo popolato da comuni e autodistruttivi mortali quando Adrian Veidt, segretamente autoproclamatosi rappresentante di essi, ordisce nei suoi confronti un piano finalizzato a renderlo un portatore sano di malattie incurabili? La risposta sta nell’ultima apparizione del Dottor Manhattan che, raggiunte ormai le proporzioni divine, si allontana sfiorando l’acqua con le piante dei piedi. La postura sicura guarda verso una terra vergine sulla quale ricreare nuove e limpide forme di vita: lasciando noi, figli legittimi della megalomania di un singolo, a fare i conti con i nostri ghiacciai. Minacciosi, eterni e insormontabili. Proprio come le guerre.



MASCHERE E PUGNALI

Il primo suggerimento riguardante le sembianze dei protagonisti di Watchmen arrivò a Moore e Gibbons da parte di Dick Giordano, editore che in passato aveva collaborato con la Charlton Comics quando questa si faceva ancora chiamare MLJ. Ad impedire che il consiglio si trasformasse nel rilancio di volti caduti nel dimenticatoio l’intervento della DC Comics, da poco in possesso dei diritti relativi ai personaggi proposti da Giordano e preoccupata per una trama, quella di Watchmen, che prevedeva, fin dalle prime stesure, la morte narrativamente prematura di alcuni dei suoi interpreti; fatto che ne avrebbe reso inverosimile l’utilizzo in altre pubblicazioni. Da qui l’idea definitiva di creare un parco “eroi” partendo praticamente da zero, traendo semplicemente spunto da quelli lanciati dalla Charlton e suggeriti da Giordano. Nasce così la grande famiglia di Watchmen, della quale il Comico, Rorschach, il Dottor Manhattan e Ozymandias restano i più autorevoli rappresentati:

IL COMICO  Nome d’arte di Edward Blake (sorta di crasi tra Blake Edwards e William Blake). Serve con eccellenti risultati l’esercito americano nel Pacifico durante la Seconda Guerra Mondiale e successivamente prende parte alla vincente spedizione statunitense in Vietnam dove, prima di far rientro in patria, uccide a sangue freddo una donna vietnamita che aspettava il suo bambino. E’ l’esecutore materiale di Bob Woodward e Carl Bernstein, ed è sospettato di essere a conoscenza dei piani relativi all’assassinio di Kennedy. Suo, inoltre, il merito di aver risolto la crisi degli ostaggi in Iran. Precedenti in linea con le richieste del mondo politico che gli permetteranno, sebbene la promulgazione del Decreto Keene, di continuare a praticare il mestiere di vigilante notturno celandosi di giorno nei panni di un diplomatico. Nel 1985 scopre involontariamente luogo e dettagli del piano ordito da Ozymandias, intuizione che gli costerà la morte in apertura di racconto. Nonostante la precipitosa scomparsa resta in Watchmen una presenza costante, tanto che in chiusura di serie viene rivelato come il padre naturale di Laurie Juspeczyk, figlia di Sally ovvero Spettro di Seta.

Ipse Dixit: <>


RORSCHACH   Alias Walter Kovacs. Di madre prostituta completa la sua crescita adolescenziale in un istituto per minori. Abbraccia la professione di vigilante dopo aver assistito, da commesso in un negozio di abbigliamento, al brutale omicidio di una cliente. Il suo approccio al lavoro cambia nel 1975 quando, impegnato sul caso di una bambina rapita, scopre la morte della piccola: fatta a pezzi dal suo carnefice e data in pasto ai cani. La sua personalità torna a deviare sul versante violento e i suoi metodi si fanno sempre più selvaggi, rivelando progressivamente un’attitudine sociopatica e sessuofoba nonché un ars oratoria tagliente e telegrafica. Nasconde il volto sotto due strati di lattice attraversati da un liquido nero che forma delle macchie diverse a seconda dell’espressione facciale, ricordando da vicino i test psicologici di Rorschach. L’entrata in vigore del Decreto Keene non gli impedisce di mantenere la maschera trasformandolo ben presto in un ricercato. Le ostinate e personali indagini attorno al sospetto suicidio di Edward Blake lo mettono sulle tracce di Adrian Veidt, nel suo diario, affidato alla rivista di estrema destra The New Frontiersman, sono contenuti i dettagli che potrebbero denunciare Ozymandias.

Ipse dixit: <<Nessuno di voi ha capito, non sono io rinchiuso qui dentro con voi, siete voi rinchiusi qui dentro con me>>

DOTTOR MANHATTAN  All’anagrafe John Osterman, figlio di un orologiaio e vittima di un incidente nel suo laboratorio adibito agli esperimenti sul campo intrinseco. Il suo corpo si trasforma in una figura blu, glabra, senza iride e pupilla. Prende il suo nome di “battaglia” dal programma governativo per la costruzione dell’atomica denominato, appunto, “Progetto Manhattan”. Non possiede un costume ma solo il simbolo dell’atomo di idrogeno tatuato sulla fronte. I suoi poteri permettono di mantenere l’equilibrio geopolitico tra Usa e URSS, di vincere la Guerra in Vietnam e di migliorare la vita di New York (potendo sintetizzare il litio darà il via alla creazione di veicoli elettrici). Assieme al Comico resta l’unico a poter esercitare la professione all’indomani del Decreto Keene, ma questo non gli impedirà di essere additato dall’opinione pubblica come portatore sano di cancro a causa di una diffamatoria pubblicità effettuata da Adrian Veidt. Il Dottor Manhattan non né un vigilante né un supereroe, almeno nel senso stretto del termine, ma assomiglia ad un’icona divina che non ha bisogno di cibo, acqua e sonno. Può modificare a suo piacimento la materia e le dimensioni del suo corpo ed è in possesso di capacità telecinetiche. 

Ipse dixit: <>


OZYMANDIAS  Alla luce del giorno Adrian Veidt, orfano dall’età di 17 anni di ricchi genitori immigrati. Infatuato fino all’ossessione dalla figura di Alessandro Magno e della tradizione egizia parte per un viaggio allo scoperta dell’Asia Minore e della Persia, al termine del quale, assunta dell’hashish, ha delle visioni su Ramses II e decide di diventare un vigilante adottandone il nome greco: Ozymandias. Abbandona la professione due anni prima del Decreto Keene, rivelando al mondo la sua vera identità e riciclandosi nel mondo dell’imprenditoria. Il suo impero commerciale vende di tutto e di più: progettando palestre e mettendo sul mercato profumi. Veidt è l’mmagine stessa del superficiale consumo anni ’80 e Moore utilizza il suo personaggio per sbarazzarsi della classica figura dell’antagonista, sostituendola con un antieroe in possesso di innati e naturali slanci megalomani. Decide di scongiurare il collasso nucleare tra America e Unione Sovietica attraverso un fittizio terzo incomodo: un nemico alieno che costringa le due superpotenze ad allearsi con il comune intento di sconfiggerlo. Sequestra a suon di milioni scienziati e artisti su un’isola deserta affidandogli il compito di costruire il più grande effetto speciale mai realizzato per un film, senza rivelare che tale creazione dovrà esplodere nel centro di New York mettendo così a rischio i cittadini. Si libera degli unici due ostacoli al suo diabolico piano inscenando un suicidio e  uccidendo personalmente Il Comico. Successivamente costringe il Dottor Manhattan, attraverso una diffamatoria campagna medica, all’auto esilio su Marte. 

Ipse dixit: <> 

BIBLIOGRAFIA

Blake William, Visioni, Mondadori 2001

Di Nocera Alessandro, Supereroi e superpoteri. Miti fantastici e immaginario americano dalla guerra fredda al nuovo disordina mondiale, Castelvecchi 2006

Moore Alan e Gibbons Dave, Watchmen, Play Press 2002

Paratore Ettore, Storia della letteratura latina, Sansoni 1968

FINE 2° E ULTIMA PARTE

12 marzo 2009

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