NUOVO MONDO

REGIA: Emanuele Crialese
CAST: Charlotte Gainsbourg, Vincenzo Amato, Aurora Quattrocchi
SCENEGGIATURA: Emanuele Crialese
ANNO: 2006


A cura di Davide Ticchi 

VENEZIA 06’: RESPIRO DEL CINEMA

Non dovrebbero entrare in campo le norme produttive e distributive di un film quando se ne scrive, cavillando sul fatto che il lavoro possa essere più o meno “televisivo” perché finanziato da Rai Cinema o girato a basso costo. Ma queste critiche sono ancora accettabili quando si frequenta un panorama nazionale di bassissima stima verso la qualità e la quantità del mezzo cinematografico.
Poche sequenze, due o tre per la verità, ci fanno amare questo gioiellino d’epoca, primi anni del novecento rappresentati utilizzando scelte di messinscena alternative al solito nostrano modello in scala. Un momento che rapisce nel profondo è racchiuso in un piano fisso su di una nave che salpa, lasciando un buco in mezzo riempito dall’acqua del porto e dalle anime della folla che si estendono fino all’imbarcazione che vuota tornerà. Il viaggio di questa famiglia, simbolo di una massa importante di emigranti siciliani, è il tragitto di speranza e passione per cui attendevano conferma d’intrapresa proprio da Dio l’onnipotente, colui che veglia su queste anime condannate alle mani sporche di terra. Il ragazzo muto fornisce agli uomini, in bilico tra giovinezza e ruvidezza, il segnale decisivo per la partenza, alcune foto che ritraggono abitanti americani avere a che fare con galline grandi il doppio loro e monete enormi crescere sugli alberi. Tanto basta per decidere di lasciarsi alle spalle la sopravvivenza per tentare di raggiungere un sogno ad occhi aperti chiamato America. Tutti in cammino. Salite ordinati sulla nave per il Nuovomondo! Sguardi ravvicinati, parole silenziose. Una donna provvista del fascino tipico del primo novecento, splendida Charlotte Gainsbourg, si pone al fianco del padre di famiglia, Salvatore, ben felice di entrare in contatto con gli intrighi ricoperti di bei vestiti, gioielli e bellezze virginali. Lei gli propone di sposarlo per essere entrambi accettati nel Nuovomondo mai ostentato, avvolto com’è in una fitta nebbia di confusione da music hall. Suoni, domande e sogni ci accompagnano fino alle porte del Vivere. Non più sopravvivenza. “Il pane qui sembra fatto di nuvole”. La vita è organizzata dai sovrintendenti all’afflusso degli emigranti portatori di vecchie tradizioni e problematiche fisiologiche, più che constatate dai medici, decantate dai possessori senza far caso alle “brutte figure”. Un incontro-scontro tra popoli. I primi allevati dalla madre terra, dai sentimenti sinceri e primi, non elaborati, non contaminati, i secondi con i loro giochetti da psicologia selettiva empiristica d’inizio secolo, pronti a sfidare il candore mentale degli uomini contadini, che nemmeno si accorgono di essere in concorrenza. Le scene si parallelizzano ai frammenti di esistenza dei nostri piccoli sopravvissuti e si fanno episodi paradossali a tutto tondo, perché la corruzione professionale degli incaricati ai test d’ammissione al Nuovomondo risultano sconfitti in partenza, di fronte alla parossistica ingenuità e spontaneità degli emigranti. Il sogno, i sogni, si realizzeranno? Fotografie calde e usurate dalle mani sudate che le hanno tenute per un momento, illudendosi di poter tastare quelle gallinone e quei soldoni, forse per puro soddisfacimento della curiosità del mondo. Contenitore di una crema bianca latte, cosparsa dei colori di capelli, pelli e abiti che si sovrappongono e si mischiano fino a formare un'unica sostanza che ribolle di cultura e tradizione. Sudore, carne e felicità. Il cast è favorito dal convulsivo siero pulsante umanità di cui è provvista la conce(ntra)zione cinematografica di Crialese, che inietta ai suoi attori senza rimpianti. Ciò che è stato è stato, il neorealismo è superato e la sua espressione pure, evolviamoci senza troppe mire anche sul grande schermo. Respiriamoci ed alitiamoci sopra, abbracciamolo come se fosse un pezzo d’argilla a cui dare forma coi nostri corpi.
Leone d’Argento Rivelazione al miglior film italiano visto a Venezia. Curioso utilizzo sui titoli di coda della stessa canzone (Sinner Man di Nina Simone) presente su quelli di INLAND EMPIRE di David Lynch, altro film risaltato alla mostra lagunare numero sessantatre.

 

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(13/09/06)

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